21. Gen. 1821.
[538,1] È cosa evidente e osservata tuttogiorno, che gli
uomini di maggior talento, sono i più difficili a risolversi tanto al credere,
quanto all'operare; i più incerti, i più barcollanti, e temporeggianti, i più
tormentati da quell'eccessiva pena dell'irresoluzione: i più inclinati e soliti
a lasciar le cose
539 come stanno; i più tardi, restii,
difficili a mutar nulla del presente, {malgrado l'utilità o
necessità conosciuta.} E quanto è maggiore l'abito di riflettere, e la
profondità dell'indole, tanto è maggiore la difficoltà e l'angustia di
risolvere. (21. Gen. 1821.).