5. Feb. 1821.
[612,2] Non è veramente furbo chi non teme, o presume e
confida con certezza, di non poter essere ingannato {trappolato ec.:} perchè non conosce dunque e non apprezza a dovere le
forze della sua stessa furberia.
[612,3] E per la stessa ragione non è sommo in veruna
professione chi non è modesto; e la modestia, e lo stimarsi da non molto, e il
credere intimamente e sinceramente di non aver conseguito tutto quel merito che
si potrebbe e dovrebbe conseguire, questi dico sono segni e
613 distintivi dell'uomo grande, o certo sono qualità inseparabili da
lui. Perchè quanto più si possiede e si conosce a fondo una qualunque (ancorchè
piccola) professione, tanto più se ne sentono e valutano le difficoltà; si
conosce quanto la perfezione e la sommità sia difficile in essa: perchè le
difficoltà della perfezione si sanno e si conoscono generalmente in ogni cosa,
ma non si sentono così vivamente e precisamente, come in una professione
intimamente posseduta: tanto più si comprende e vede e tocca con mano, quanto
sia facile l'andar sempre più oltre, e il perfezionare anche ciò che si crede
perfetto. In somma quanto più l'uomo apprezza e stima una buona professione: e
l'apprezza e stima quanto meglio la conosce; tanto meno apprezza se stesso.
Perchè mettendosi in confronto non già cogli altri cultori di quella professione
(i quali forse gli cederanno), ma colla professione stessa; resta sempre
malcontento del paragone, si trova lontano dall'uguaglianza, e riabbassa sempre
più l'idea di se stesso. (5. Feb. 1821.).