8. Feb. 1821.
[625,3] Lo scopo dei governi {(siccome quello dell'uomo)} è la felicità dei
governati. Forse che la felicità e la diuturnità della vita, sono la stessa
cosa? Hanno sempre che dire delle turbolenze e pericoli degli antichi stati, e
pretendono che costassero all'umanità molto più sangue e molte più vite, che non
costano i governi ordinati e regolari e monarchici, ancorchè guerrieri, ancorchè
tirannici. Sia pure: che ora non voglio contrastarlo.
626 Orsù, ragguagliamo le partite, dirò così, delle vite. Poniamo che negli stati
presenti, che si chiamano ordinati e quieti, la gente viva, un uomo per l'altro,
70 anni l'uno: negli antichi che si chiamano disordinati e turbolenti, vivessero
50 soli anni, a distribuir tutta la somma delle vite, ugualmente fra
ciascheduno. E che quei 70 anni sieno tutti pieni di noia e di miseria in
qualsivoglia condizione individuale, che così pur troppo accade oggidì; quei
cinquanta pieni di attività {e varietà} ch'è il solo
mezzo di felicità per l'uomo sociale. Domando io, quale dei due stati è il
migliore? quale dei due corrisponde meglio allo scopo, che è la felicità
pubblica e privata, in somma la felicità possibile degli uomini come uomini?
cioè felicità relativa e reale, e adattata e realizzabile in natura, tal qual
ella è, non riposta nelle chimeriche e assolute idee, di ordine, e perfezione
matematica. Oltracciò domando: la somma vera della vita, dov'è maggiore? in
quello stato dove ancorchè gli uomini vivessero cent'anni l'uno, quella vita
monotona e inattiva, sarebbe {(com'è realmente)}
esistenza, ma non vita,
627 anzi nel fatto, un sinonimo
di morte? ovvero in quello stato, dove l'esistenza ancorchè più breve, tutta
però sarebbe vera vita? Anche ponendo dall'una parte 100 anni di esistenza, e
dall'altra non più che 40, o 30 di vita, la somma della vita, non sarebbe
maggiore in quest'ultima? 30 anni di vita non contengono maggior vita che 100 di
morta esistenza? Questi sono i veri calcoli convenienti al filosofo, che non si
contenti di misurar le cose, ma le pesi, e ne stimi il valore. E non faccia come
il secco matematico che calcola {le quantità} in genere
e in astratto, ma relativamente alla loro sostanza, e qualità, e natura, e peso,
e forza specifica e reale.
[627,1] Aggiungo poi questo ancora. Nego che la mortalità
negli stati antichi fosse maggiore altro che in apparenza. Lascio i tiranni,
lascio i capricci, le passioni, le voglie de' principi, e non cerco se queste
costino alla umanità più sangue, che non i disordini e le turbolenze di un
popolo libero. Dico che la vitalità negli stati antichi era tanto maggiore che
nei presenti, non solo da compensare abbondantemente ogni cagione o principio di
mortalità, ma da preponderare,
628 e far pendere la
bilancia dalla parte della vita: brevemente, dico che la somma della vita negli
stati antichi era maggiore che nei presenti; e questo non già per cause
accidentali, o in maniera che potesse non essere: ma per cause essenziali, e
inerenti alla natura di quegli stati; anzi tali, che tolti quegli stati, o
simili a quelli, la somma della vita non può essere se non molto minore; la
vitalità fuori di quelli o simili stati, non può esser tanta. Gli esercizi e
l'attività continua del corpo primieramente, e poi (che non poco, anzi
sommamente contribuisce al ben essere fisico, e alla durata della vita) gli
esercizi ed attività dell'anima, la varietà, il movimento, la forza delle azioni
ed occupazioni, la rarità della noia, dell'inerzia ec. conseguenze necessarie
degli stati antichi, erano cause così grandi e certe di vitalità, come sono
grandissime e certissime cause di mortalità (e mortalità ben più vasta, insita,
e necessaria che non quella che deriva dalle turbolenze) i contrari delle
predette cose, e nominatamente la mollezza, il lusso, i vizi corporali e
spirituali ec. ec. conseguenze tutte necessarie degli stati presenti: insomma la
corruzione fisica e morale, la continua noia, o mal
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essere dell'animo ec. Così che non è vero che le cagioni di morte (e così dico,
le cagioni di miserie, di sventure, dolori ec.) fossero maggiori anticamente,
anzi all'opposto sono maggiori oggidì. Ed intendendo anche per vita, l'esistenza
strettamente, si viene a conchiudere che la somma di questa, era maggiore negli
antichi governi, e a causa degli antichi governi, che ne' presenti, e a causa
de' presenti. (8. Feb. 1821.).