14. Feb. 1821.
[657,1]
Alla p. 653.
Effettivamente la curiosità naturale, porta l'uomo, il fanciullo ec. a voler
vedere, sentire ec. una cosa o bella, o straordinaria, o notabile relativamente
all'individuo. Ma non lo stimola mica e non lo tormenta, per saper la cagione di
quel tale effetto che gli è piaciuto di vedere, udire ec. Anzi l'uomo {naturale} ordinariamente, si contiene nella maraviglia,
658 gode del piacere che deriva da lei, e se ne
contenta. Così che la curiosità primitiva non porta l'uomo naturalmente, se non
a desiderare e proccurarsi la cognizione di quelle cose, ch'essendo facili a
conoscere (e l'uomo naturale desidera di conoscerle fino a quel punto fino al
quale son facili), e quindi non essendo state nascoste dalla natura; la
cognizione loro non nuoce all'ordine primitivo, non altera l'uomo, non
isconviene alla sua natura, non pregiudica alla sua felicità e perfezione: non
entrando quei tali oggetti nell'ordine delle cose che la natura ha voluto
fossero sconosciute e ignorate. Così si vede anche negli altri animali.
(14. Feb. 1821.).