2 Marzo 1821.
[709,1]
Alla p. 120.
Aggiungete che nelle monarchie, o reggimenti di un solo o di pochi (che
reggimento di pochi si può veramente chiamare ogni monarchia, dove non è
possibile che tutto effettivamente dipenda, derivi, e si regoli secondo la
volontà di un solo, massime quanto più ella è grande) le cagioni degli
avvenimenti sono molto più menome e moltiplici che negli stati liberi e
popolari, {ancorchè paia l'opposto.} Perchè le cagioni
che operano in tutto un popolo, o nella massima, o in buona parte di quello, o
in somma in molti, non sono nè così piccole, nè tante, nè così varie, nè così
difficili a congetturare, quando anche fossero nascoste, come quelle che operano
in uno o in diversi individui particolarmente. E si vede in fatti, chi conosce
un tantino la storia de' regni, come i massimi avvenimenti sieno spesso derivati
da piccolissimi affettucci di quel re, di quel ministro ec. da menome
circostanze, da una passioncella, da una parola, da una ricordanza, da
un'assuefazione individuale,
710 da un carattere
particolare, da inclinazioni; da qualità, accidenti della vita, amicizie o
nimicizie ec. contratte dal principe o dal ministro ec. nello stato privato.
Quindi si può vedere, quanto la storia oggidì sia oscura e difficile allo
scrittore, e come spesso debba riuscire in gran parte falsa, e quindi inutile ai
lettori; consistendo la chiave di sommi avvenimenti, la spiegazione di somme
maraviglie, nella cognizione di aneddoti sempre difficili, spesso impossibili a
sapere. E così oggi gli scrittori di aneddoti e bazzecole di corte, sono più
benemeriti forse della storia, che i sommi storici, {e
scrittori} delle massime cose. (2. Marzo 1821.).