3. Marzo 1821.
[712,1] Non vale il dire che i piaceri, i beni, le felicità di
questo mondo, sono tutti inganni. Che resta levati via questi inganni? E chi per
le sue sventure manca di questi benchè ingannosi piaceri e beni, che altro gode
o spera quaggiù? In somma l'infelice è veramente e positivamente infelice; {+quando anche il
suo male non consista che in assenza di beni;} laddove è pur troppo
vero che non si dà vera nè soda felicità, e che l'uomo felice, non è veramente
tale. (3. Marzo 1821.)