24. Marzo 1821.
[866,1] Che vuol dire che i così detti barbari, o popoli non
ancora arrivati se non ad una mezza o anche inferiore civiltà, hanno sempre
trionfato de' popoli civili, e del mondo? I Persiani degli Assiri inciviliti, i
greci de' Persiani già corrotti, i Romani de' greci giunti al colmo della
civiltà, i settentrionali de' Romani nello
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caso? Anzi che vuol dire che i Romani non furono grandi se non fino a tanto che
furono quasi barbari? Vuol dire che tutte le forze dell'uomo sono nella natura e
illusioni; che la civiltà, la scienza ec. e l'impotenza sono compagne
inseparabili; {+vuol dire che il fare non è proprio nè
facoltà che della natura, e non della ragione; e siccome quegli che fa è
sempre signore di chi solamente pensa, così i popoli o naturali o
barbari che si vogliano chiamare, saranno sempre signori dei civili, per
qualunque motivo e scopo agiscano.} Non dubito di
pronosticarlo. L'europa, tutta civilizzata, sarà preda di quei mezzi barbari che la
minacciano dai fondi del Settentrione; e quando questi di conquistatori
diverranno inciviliti, il mondo si tornerà ad equilibrare. Ma finattanto però
che resteranno barbari al mondo, o nazioni nutrite di forti e piene {e
persuasive, e costanti, e non ragionate,} e grandi
illusioni, i popoli civili saranno lor preda. Dopo quel tempo, quando à son tour la civiltà divenuta oggi sì rapida vasta e
potente conquistatrice, non avrà più nulla da conquistare, allora o si tornerà
alla barbarie, e se sarà possibile, alla natura per una nuova strada, e tutta
opposta al naturale, cioè la strada dell'universale corruzione come ne' bassi
tempi; o io non so pronosticare più oltre quello che si dovrà aspettare. {{Il mondo allora comincerà un altro andamento, e quasi
un'altra essenza ed esistenza.}}
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