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24. Nov. 1821.

[2162,1]  Si vedono e si osservano tuttogiorno, uomini di goffissimo e tardissimo ingegno, incapaci non solo di eseguire ec. ma d'intendere ogni altra cosa, essere sottilissimi, penetrantissimi, prontissimi ad intendere, abilissimi nelle cose di loro professione e mestiere, e in queste vincere i più grandi talenti, anche quelli che nelle medesime cose sono abbastanza esercitati, e periti. Che vuol dir ciò? quel misero ingegno, pare assolutamente un altro nelle cose del suo mestiere, quantunque non comprenda nulla, non solo del resto, ma neanche di cose appartenenti alla stessa sfera della sua professione, nelle quali egli non sia esercitato. Ma dove egli è abituato, intende alla prima perfettamente, ed eseguisce ec. tutto l'occorrente, ancorchè si tratti  2163 di qualche novità, dentro il piccolo spazio delle sue cognizioni. Vuol dire che l'ingegno umano, non è che abitudine, le facoltà umane pure abitudini, acquistabili tutte da tutti, benchè più o meno facilmente, con più lunga o più corta assuefazione. Vuol dire che quel tale si è fin da fanciullo, o lungamente esercitato ed abituato in quel genere di cognizioni, e di abilità, e deve quest'abilità alle pure circostanze che gli hanno proccurato quell'assuefazione. Giacchè suppongo che non si vorrà stimare innata e naturale in un falegname la facoltà di maneggiare perfettamente il suo mestiere, ad esclusione di ogni altra facoltà. E sarà necessario supporre in lui nient'altro che una disposizione naturale, capace d'ogni altra facoltà mediante l'assuefazione, ma dalle circostanze determinata a questa facoltà sola. Giacchè che vuol dire che tutti coloro  2164 che si esercitano da fanciulli e assiduamente in qualunque facoltà, nel mestiero del padre, ec. vi riescono abilissimi, e più di qualunque altro, benchè di gran talento, ed essi di pochissimo? Come si combinano sempre le facoltà pretese innate, con quelle professioni che il caso della nascita o della vita, ci porta a coltivare decisamente e studiosamente? Come si combina che un uomo privo d'ogni altra facoltà innata (quali si suppongono quelli di poco talento) abbia sempre, e porti seco nel nascere, appunto quella facoltà o quella disposizione naturale e antecedente, che serve a quella professione che il mero caso, e l'imprevedibile concorso delle circostanze gli destinano? (24. Nov. 1821.).