13. Mag.
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{Alla p. 4501} Non solo
della ragione, ma anche del sapere, della dottrina, della erudizione, delle
cognizioni umane, si può dubitare se facciano progressi reali. Pel moderno si
dimentica e si abbandona l'antico. Non voglio già dir l'{archeologia,} ma la storia civile e politica, la letteraria, la
notizia degli uomini insigni, {la bibliologia,} la
letteratura, le scoperte, le scienze stesse degli antichi. Si apprende, si sa
quel che sanno i moderni; quel che seppero gli antichi (che forse equivaleva),
si trascura e s'ignora. Nè voglio dir solo i greci o i latini, ma i nostri de'
secoli precedenti, non escluso pure il 18.o Guardate i più dotti ed eruditi
moderni: eccetto alcuni pochi mostri di sapere (come qualche Tedesco) che
conoscono egualmente l'antico e il moderno, la scienza degli altri {enciclopedica, immensa,} non si stende, per così dire,
che nel presente: del passato hanno una notizia sì superficiale, che non può
servire a nulla. In vece di aumentare il nostro sapere, non facciamo che
sostituire un sapere a un altro, anco {in uno} stesso
genere (senza che poi uno studio prevale in una età a spese degli altri). Ed è
cosa naturalissima; il tempo manca: cresce lo scibile, lo spazio della vita non
cresce, {ed esso non ammette più che tanto di cognizioni.} Anche le scienze
materiali non so quanto progrediscano, a ben considerare la cosa. Bastando
appena il tempo a conoscere le innumerabili osservazioni che si fanno da'
contemporanei, quanto si può profittare di quelle d'un tempo addietro? {I materiali non crescono, si cambiano.} E quante cose si
scuoprono giornalmente, che i nostri antenati avevano già scoperte! non vi si
pensava più. Ripeto che non parlo solo degli antichissimi; anco de' recenti.
Un'occhiata a' Dizionarii biografici, agli scritti, alle osservazioni, alle
scoperte, alle istituzioni di uomini ignoti o
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appena noti, e pur vissuti pochi lustri o poche diecine d'anni sono: si avrà il
comento e la prova di queste mie considerazioni. Gli uomini imparano ogni
giorno, ma il genere umano dimentica, e non so se altrettanto. (13.
Mag.).