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11. Maggio 1821.

[1029,3]  {Alla p. 245.} La lingua francese si mantiene e si manterrà lungo tempo universale, a cagione della sua struttura ed indole. È certo però che l'introduzione di questa lingua nell'uso comune, e il principio materiale della sua universalità, si deve ripetere e dalla somma influenza politica della francia nel tempo passato; e dalla sua influenza morale come la più civilizzata nazione del mondo, e per conseguenza dalle sue mode, ec. o vogliamo dire dalla moda di esser francese,  1030 dal regno e dittatura della moda, che la francia ha tenuto e tiene ec.; e principalissimamente ancora dalla sua letteratura, dalla estensione di lei, e dalla superiorità ed influenza che ella ha acquistata sopra le altre letterature, non per altro, se per essere esclusivamente e propriamente moderna, e perchè la letteratura precisamente moderna è nata (a causa delle circostanze politiche, morali, civili ec.) prima che in qualunque altra nazione, in Francia, e quivi è stata coltivata più che in qualunque altro luogo, e più modernamente o alla moderna che in qualunque altro paese. Ma la durata di questa universalità, quando anche cessino le dette ragioni, (come in parte sono cessate) essa la dovrà alla sua propria indole; laddove quella tal quale universalità acquistata {già} dalle lingue spagnuola, italiana ec. sono finite insieme colle ragioni estrinseche che la producevano, non avendo esse lingue disposizione intrinseca alla universalità. Con queste osservazioni rettifica quello che ho detto p. 240 - 245. E in quanto alla letteratura, ed alla influenza morale ec. ec. è certo che queste furono le ragioni estrinseche della universalità della lingua greca, la quale però ne aveva anche le sue ragioni intrinseche, mancanti affatto alla latina, che perciò non fu mai veramente universale,  1031 nè durò, come la greca ancor dura, non ostante che abbondasse delle ragioni estrinseche di universalità. (11. Maggio 1821.). {{V. p. 1039. fine.}}