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12. Maggio 1821.

[1037,2]  Una lingua non si forma nè stabilisce mai, se non applicandola alla letteratura. Questo è chiaro dall'esempio di tutte. Nessuna lingua non applicata alla letteratura è stata mai formata nè stabilita,  1038 e molto meno perfetta. Come dunque la perfezione dell'italiana starà nel 300? Altro è scrivere una lingua (come si scriveva l'antica teutonica, non mai {ben} formata nè perfetta) altro è applicarla alla letteratura. Alla quale l'italiano non fu applicato che nel 500. Nel 300. {veramente e propriamente} da tre soli (lasciando le barbare traduzioni di quel secolo), il che ognun vede se si possa chiamare, perfetta applicazione alla letteratura. Se lo scrivere una lingua fosse lo stesso che l'applicarla alla letteratura, l'epoca della perfezione della latina si dovrebbe porre non nel secolo di Cic. ec. ma nel tempo dei primi scrittorelli latini; ovvero con molto più ragione in quello d'Ennio ec. e degli scrittori anteriori a Lucrezio, {a Catullo, a Cicerone (contemporanei)} giacchè allora il latino fu applicato {generalmente} a lavori molto più letterarii, che nella universalità del 300. E così dico pure delle altre lingue o morte, o viventi. (12. Maggio 1821.). {{V. p. 1056.}}