16. Giugno 1820.
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Arriano ancorchè detto il secondo Senofonte, e vicinissimo certamente a
lui nella semplicità e purità dello stile, e nella negligente varietà {e irregolarità} della costruzione ec. tuttavia si
distingue da lui in questo ch'egli (forse come uomo vissuto lungo tempo fra i
romani, forse per istudio di Tucidide,
forse che la qualità ch'io dirò di Senofonte non era propria di quel tempo tanto alieno dall'antica
candidezza) è più grave di Senofonte,
e non ha quell'amabile familiarità e quasi affabilità di Senofonte che tratta il lettore come suo amico, e gli
racconta o gli parla come se fosse presente. Così nelle orazioni storiche, Arriano va sempre un mezzo tuono più
alto di Senofonte, il quale nelle
stesse orazioni è piuttosto espositore della cosa che oratore.
[126,2] L'impressione che produce l'annunzio improvviso di una
grave sventura, non si accresce in proporzione della maggiore o minor gravità di
essa. L'uomo in quel punto la considera quasi come somma, e tutto l'impeto del
dolore si scarica sopra di essa, in maniera che non avrebbe potuto raddoppiarsi,
se la sventura annunziatagli fosse stata del doppio maggiore, voglio dire però,
se sin da principio gli fosse stata annunziata così, perchè sopravvenendo un
altro annunzio, la successione della cosa lascia luogo all'accrescimento del
dolore, sebbene neanche allora l'accrescimento sarebbe in proporzione del
raddoppiamento della sventura, perchè l'anima è già esaurita e come intorpidita
dal
127 dolore passato. Ieri in mezzo a una festa, due
fanciulli restano oppressi da una pietra caduta da un tetto. Si sparge voce che
tutti due sieno figliuoli di una stessa madre. Poi la gente si consola perchè
viene in chiaro che sono di due donne. Che altro è questo se non rallegrarsi
perchè il dolore si raddoppia veramente, essendo ugualmente grave in ambedue?
quando in una sola appresso a poco sarebbe stato lo stesso in {tutti} due i casi. E quella che tramortì all'annunzio,
non avrebbe potuto soffrir di più se la sventura per se stessa fosse stata
doppia. Prescindendo dal caso che la morte di due figli la privasse di tutta la
figliuolanza, il che muterebbe la specie della disgrazia, ed è fuor del caso. E
potrebbe anche darsi che quel solo figlio ch'ella perdè, fosse unico, laonde
questa considerazione qui non ha luogo. (16. Giugno 1820.).