10. Giugno 1820.
[118,3] Una gran differenza tra la legge di natura e le leggi
civili, è questa che la legge civile o umana si può dimenticare o per
119 distrazione o per altro, e infrangerla senza leder
la coscienza, (come s'io mangio carne non ricordandomi che sia giorno di magro,
o anche ricordandomene, ma per distrazione) laddove la legge naturale non
ammette distrazione, e non può accadere che uno la infranga non credendo,
perch'ella ci sta sempre nel cuore come un istinto che ci avverte continuamente,
e il quale non è soggetto a dimenticanze.
[119,1] La naturalezza dello scrivere è così comandata che
posto il caso che per conservarla bisognasse mancare alla chiarezza, io
considero che questa è come di legge civile, e quella come di legge naturale, la
qual legge non esclude caso nessuno, e va osservata quando anche ne debba
soffrire la società o l'individuo, come non è straordinario che accada.
[119,2] È osservabile come i francesi mentre sono la nazione
più moderna del mondo per costumi ec. abbiano tuttavia quella disposizione
antica che ora tutte le nazioni civili hanno abbandonata, voglio dire il
disprezzo e quasi odio degli stranieri. Il quale non può tornar loro a nessuna
lode, perchè contrasta assurdamente coll'eccessivo moderno di tutte le altre
loro opinioni costumi ec. Ed è tanto più ridicola, quanto nei greci finalmente
era ragionevole, perchè non avendo conosciuto i romani se non tardissimo, {+V. Montesquieu
Grandeur ec. Ch. 5. p. 48. e la nota} non
c'era effettivamente altra nazione che gli uguagliasse di grandissima lunga. E
quanto ai Romani è noto che non ostante il loro sommo amor patrio, furono sempre
imparzialissimi
120 nel giudicare degli stranieri, anzi
ebbero per istituto di adottar sempre tutte quelle novità forestiere che
giudicavano utili, quando anche per adottar queste bisognasse lasciare {o correggere} le loro proprie usanze.
[120,1] Nelle repubbliche le cagioni degli avvenimenti
appresso a poco erano manifeste, si pubblicavano le orazioni che aveano indotto
il popolo o il consiglio a venire in quella tal deliberazione, le ambascerie si
eseguivano in pubblico, ec. e poi dovendosi tutto fare colla moltitudine le
parole e le azioni erano palesi, ed essendoci molti di egual potere, ciascuno
era intento a scoprire i motivi e i fini dell'altro e tutto si divulgava. Vedete
p. e. le lettere di Cicerone che contengono quasi
{tutta} la storia di quei tempi. Ma ora che il
potere è ridotto in pochissimi, si vedono gli avvenimenti e non si sanno i
motivi, e il mondo è come quelle macchine che si muovono per molle occulte, o
quelle statue fatte camminare da persone nascostevi dentro. E il mondo umano è
divenuto come il naturale, bisogna studiare gli avvenimenti come si studiano i
fenomeni, e immaginare le forze motrici andando tastoni come i fisici. Dal che
si può vedere quanto sia scemata l'utilità della storia. V. Montesquieu l.
c. ch. 13. fine. {{V. p. 709. capoverso
1.}}
[120,2] La cagione principale di ciò che dice Montesquieu ch.
14. p. 155, è che il popolo quantunque sia composto d'individui tutti
animati da passioni basse, contuttociò queste essendo particolari e infinite,
non si può cattivare se non per le passioni generali, cioè con quelle cose che
la
121 natura ha fatte piacevoli generalmente,
amabilità, virtù, coraggio, servigi prestati, abilità negli affari, integrità,
onestà, onoratezza ec. Sicchè le elezioni del popolo non possono costringere il
candidato ad abbassarsi se non in piccole cose, anzi per lo contrario, ad
ingrandirsi. Ma le passioni dell'individuo sono piccole e basse, e quando
l'elezione dipende da lui, per cattivarselo è necessario coll'abbiezione
dell'animo farsi indegno di qualunque onore o vantaggio, e così le dignità è
naturale che tocchino per lo più agl'indegni. Oltre la grande spinta che dà
all'ingegno all'eloquenza e a tutte le nobili facoltà il desiderio di cattivarsi
la moltitudine, che ordinariamente non può giudicare se non colle regole vere,
perchè queste sole sono comuni. (10 Giugno 1820.). {{Perciò i giudizi ec. del tempo, e del pubblico sono sempre
giusti riguardo a qualunque oggetto.}}