30. Luglio 1821.
[1411,1] La semplicità è quasi sempre bellezza sia nelle
arti, sia nello stile, sia nel portamento, negli abiti ec. ec. ec. Il buon gusto
ama sempre il semplice. Dunque la semplicità è assolutamente è[e] astrattamente bella e buona? Così si conclude. Ma non è
vero. Perchè dunque suol esser bella?
[1411,2] Ho detto [pp. 1406-407] che il naturale è
conveniente, e quindi per lo più bello,
cioè giudicato tale. Or dunque la semplicità suol essere, cioè parer bella, 1.
perchè suol esser propria della natura, la quale, (potendo ben fare altrimenti)
si è per lo più diportata semplicemente, coi mezzi semplici ec. ec. (il che massimamente apparisce
dalla
1412 mia teoria della natura pp. 15-21 ) almeno quanto all'apparenza
delle cose. La quale solo bisogna considerare circa il bello: giacchè la natura
forzatamente e contro natura scoperta e svelata, non è più natura, qual ella è;
e quindi non è più fonte di bellezza ec. ec.
[1412,1] 2. La semplicità è bella, perchè spessissimo non è
altro che naturalezza; cioè si chiama semplice una cosa, non perch'ella sia
astrattamente e per se medesima semplice, ma {solo}
perchè è naturale, non affettata, non artifiziata, semplice in quanto agli
uomini, non a se stessa, e alla natura ec.
[1412,2] Per queste, e non per altre ragioni, la semplicità
forma parte essenziale, e carattere del buon gusto, e sebbene gli uomini se ne
possono allontanare, certo però vi tornano, cioè tornano alla natura, la quale
nelle cose essenziali è immutabile. Perciò le poesie o scritture greche saranno
sempre belle, non riguardo al bello in se stesso, ma riguardo alla semplicità e
naturalezza loro. ec. E quei tempi e quei paesi {e quegli
uomini} che non le hanno apprezzate, o le hanno disprezzate, si
chiamano e furono di cattivo gusto,
1413 non perchè non
conoscessero ec. le leggi eterne e necessarie del bello (come si dice), le quali
non esistono, ma perchè, a forza di assuefazioni ec. corrotte, cioè non
naturali, e quindi non proprie, non convenienti all'uomo, si erano ridotti a non
conoscere o misconoscere, e non sentir la natura, che è veramente o può dirsi
eterna. E però ripugnavano al gusto che solo può durare, ed essere universale
negli uomini, perchè solo ha il suo fondamento nella realtà delle cose quali sono; e il loro gusto, non
potendo nè piacere a tutti, nè per lungo tempo, era falso in quanto a questo,
non in quanto a se. Così dico delle pitture, statue, architetture greche. Così
della letteratura italiana, la quale intanto è universalmente preferita,
malgrado le diversità de' gusti ec. in quanto, non il bello, ma la natura è
universale, e la letteratura italiana è la più conforme alla natura. E perciò, e
non riguardo al bello indipendente, si considerano e sono modelli di buon gusto
le letterature ec. antiche, siccome più
1414 prossime,
anche materialmente alla natura, e quindi più semplici. ec. {+Quell'inaffettato, quel dipingere al vivo le cose o i
sentimenti, {le passioni ec.} e far grandissimo
effetto quasi non volendo, è
bellezza eterna, perch'è naturale, ed è il solo vero modo d'imitar la
natura, giacchè si può male imitar la natura, anche imitandola
vivissimamente, e l'imitazione la più esatta può essere anzi è per lo più la
meno naturale, e quindi meno imitazione. V. il mio Discorso sui romantici dove si parla di Ovidio. ec.}
[1414,1] Le vantate, immutabili, ed universali leggi del
bello, sono dunque giuste (complessivamente e quanto all'essenziale); ma non
perchè il bello in se stesso sia immutabile e universale e assoluto, ma perchè
tale è la natura, che essendo natura, è quindi la principale {e più solida} fonte delle convenienze in ciò ch'ella contiene, e però
del bello. Quindi la teoria delle belle arti (eccetto alcuni particolari) resta
salda, quanto ai precetti ec. benchè speculativamente s'inganni nei principii
fondamentali. Ma l'astrazione generalmente non nuoce nel nostro caso al
concreto: perchè solamente si tratta di chiamar leggi di natura, necessarie
{quanto a noi,} ma libere {quanto a lei,} quelle che la detta teoria suol chiamare leggi {assolutamente} necessarie del bello. Quindi restano le
regole della rettorica, della poetica ec. restano gl'indizi per distinguere e
fuggire i falsi gusti ec. solamente che si chiamino falsi non in se stessi nè in
quanto al bello, ma in quanto ripugnanti al modo di essere effettivo delle cose.
Ond'è che il principio delle
1415 belle arti ec. ec. si
deve riconoscere nella natura, e non già nel bello, quasi indipendente dalla
natura, come si è fatto finora.
[1415,1] Veniamo adesso ad alcune considerazioni le quali
dimostreranno come la semplicità che si tiene per qualità assolutamente bella,
vari nel giudizio degli uomini e nella stessa natura. 1. in quanto semplicità,
2. in quanto bellezza.
[1415,2] I tempi, costumi, opinioni, climi, razze ec. ec.
diversificano il giudizio e il gusto degli uomini intorno alla semplicità niente
meno che intorno al bello e al grazioso ec. Ho detto [p. 1413] che la
letteratura italiana, la più semplice delle moderne, è universalmente preferita.
Nondimeno è certo che i francesi, come eccessivamente civilizzati, differiscono
sommamente dalle altre nazioni nel giudizio di che cosa sia semplice, ed essendo
semplice sia naturale, ed essendo naturale sia bella; quantunque si accordino
con tutte le nazioni di buon gusto nel giudicare che il semplice e naturale è
bello, cioè conveniente. Ai francesi producono l'effetto di somma semplicità,
naïveté, (e
1416 quindi o
grazia o bellezza) mille cose che a noi italiani (se conserviamo il gusto italiano, o l'antico) e anche agli altri, paiono o
affettate o certo ricercate, artifiziate, studiate; o finalmente assai meno
vicine alla natura di quello che paiono ai francesi, e quindi vi sentiamo assai
meno grazia e bellezza, o nessuna, o anche bruttezza; ovvero le riponiamo nel
numero delle bellezze d'artifizio ec. Esempi, La Fontaine, modello di semplicità per li francesi, Fénélon di grazia, Bossuet di sublimità ec. Ma i francesi tanto lontani
dalla natura sono colpiti da quello che n'è più vicino, benchè riguardo al
nostro stato ne sia per anche troppo lontano. Viceversa quello che a noi
italiani par semplice, naturale, bello, grazioso, ai francesi pare così
eccessivamente semplice, che non par loro naturale, (giudicando, come sempre
accade, della natura, dalla condizione in cui essi si trovano) nè vi sentono
grazia o bellezza, ma viltà, bassezza e deformità. Ed è cosa ordinarissima e
frequentissima che la grazia, la semplicità, la naturalezza
1417 francese, sia affettazione, artifizio, ricercatezza per noi, e la
semplicità ec. italiana, sia rozzezza per li francesi, intollerabile e ridicola.
E pur tutti conveniamo nel giudicar bello e grazioso il semplice {e naturale,} come tutti ci accordiamo nel giudicar bello
il conveniente, senza accordarci nel giudicare della convenienza.
[1417,1] Le altre nazioni non differiscono meno tra loro, e
per gl'inglesi non sarà bastantemente naturale nè semplice quello che lo è per
gl'italiani, e viceversa sarà sconcio e rozzo per gl'italiani quello ch'è
naturale, semplice, naïf per gl'inglesi ec. ec.
[1417,2] I tempi differiscono assai di più. Lasciamo stare la
letteratura classica greca paragonata
colla classica latina, che pur si formò su di quella. I trecentisti ci piacciono
assai anche oggi, ma {oggi} chi scrivesse precisamente
come loro, in questa lingua, ch'è pur la stessa, sarebbe giudicato barbaro, e
quella semplicità ec. ec. parrebbe eccessiva, {cioè}
sconveniente, inverisimile, e non più naturale oggidì, quantunque
1418 la natura in quanto all'essenziale non si muti. I
francesi gustano i latini e i greci, ma si guarderebbero bene dall'imitarne
molte cose, che in quelli non li disgustano, anzi paiono loro bellezze, perchè
le giudicano convenienze relativamente alle circostanze della loro natura, de'
tempi ec. Del resto non mancano francesi che anche quanto al bello, antepongano
la loro letteratura alle antiche, segno di falso gusto, cioè allontanato dalla
natura, più gradi, che non ne sono allontanati gli altri gusti. I francesi di buon gusto cioè più naturale,
gusteranno anche gl'italiani classici, sebbene tanto opposti alla loro maniera.
Li gusteranno però meno di quello che facciano (ed effettivamente lo fanno) le
altre nazioni, e saranno offesi di molte che a noi e agli altri paiono
naturalezze. Non dico niente delle letterature e gusti orientali, o selvaggi ec.
ec.
[1418,1] Ho discorso delle sole letterature. Altrettanto va
detto delle belle arti, modi di conversare ec. ec. e di tutto ciò dov'entra il
semplice e il naturale.
[1418,2] Ho notato altrove [pp. 231-32]
certe naïvetés francesi che mi paiono affettatissime,
non relativamente,
1419 cioè perch'elle non sieno naïvetés per noi, ma (dirò così) assolutamente,
perch'essendo naivetés[naïvetés] anche per noi, e vere naïvetés, risaltano e contrastano sopramodo colla maniera e lo stile ec. di quella nazione, e producono
il senso della sconvenienza, almeno in noi che in questo punto, e nel giudizio
della naturalezza (che è tutto ciò che si chiama finezza di gusto, e che si
venera {e si consulta} negli antichi maestri ec.),
siamo più delicati. Ed ecco come la {stessa assoluta}
semplicità {o naturalezza,} che si considera per
assolutamente bella, possa molte volte esser brutta, perchè sconveniente,
secondo le circostanze, le assuefazioni, le opinioni ec. Il che si avvera in
milioni di casi, come ho dimostrato. Insomma tante sono le naturalezze quante le
assuefazioni, e quindi lo stesso buon gusto si divide in tanti gusti, quante
sono le assuefazioni ec. de' tempi e luoghi ec: e quanto ai particolari non c'è
regola generale intorno al bello di letteratura, arti ec.
[1419,1] Prima di lasciare il discorso della semplicità,
voglio notare che siccome il piacer che si riceve dal bello, dal grazioso ec. è
bene spesso
1420 in ragione dello straordinario dentro
certi limiti, così noi proviamo della semplicità de' greci de' trecentisti ec.
maggior piacere assai che i loro contemporanei: {e quindi
l'ammiriamo di più, e la troviamo assai spesso più bella ec.} Così
pure accade secondo le diverse nazioni. Vale a dire che la differenza delle
nazioni e de' tempi, ossia delle assuefazioni ec. come può diminuire il pregio
della semplicità e naturalezza ec. secondo che ho dato a vedere, così lo può
anche aumentare, e variare intorno ad essa il giudizio e il senso degli uomini
anche in questa parte. {+
V. p. 1424.} Tanto è vero
che tutte le sensazioni umane sono modificate e dipendono quasi esclusivamente
dall'assuefazione e dalle circostanze ec. Vedi ed applica alla semplicità quanto
ho detto della grazia p.
1322.-28.
(30. Luglio 1821.).