1. Sett. 1821.
[1603,1]
1603 Dalle sopraddette osservazioni risulta un'altra
gran prova del come l'idea del bello sia relativa e mutabile, e dipendente non
da modello alcuno invariabile, ma dalle assuefazioni che cambiano secondo le
circostanze. Oggi l'idea del bello, racchiude quasi essenzialmente un'idea di
delicatezza. Un robusto villano o villana, non paiono certamente belli alle
persone di città. Il bello nelle nostre idee, esclude affatto il grossolano.
Dovunque esso si trova, (se ciò non è in una certa misura che mediante lo
straordinario e lo stesso sconveniente, produca la grazia) non si trova il bello
per noi, almeno il bello perfetto. Ora egli è certo che gli uomini primitivi la
pensavano ben altrimenti, perchè tutti gli uomini primitivi eran grossolani. Non
esisteva allora una di quelle forme che noi chiamiamo belle, (ciò si può vedere
fra' selvaggi i quali non sentono la bellezza meno di noi, benchè non sentano la
nostra): e se avesse esistito, sarebbe stata e chiamata brutta. La delicatezza
dunque non entra nell'idea che l'uomo naturale concepisce del bello. Quindi la
1604
presente idea del bello non è punto naturale, anzi l'opposto. E pur ci pare
naturalissima, confondendo il naturale collo spontaneo: giacch'ella è spontanea,
perchè derivata senza influenza della volontà dalle assuefazioni ec.
[1604,1] È probabile che laddove oggi il fondamento {o la condizione universale} del bello è la delicatezza,
per li primitivi lo fosse ciò che noi chiamiamo grossezza; perchè il nostro
stato, e quindi le nostre assuefazioni e idee sono giusto in questo punto
diametralmente opposte alle primitive e naturali (e selvagge). Ma se anche la
delicatezza entrava, o come straordinaria e quindi graziosa, o in qualunque
altro modo nell'idea primitiva del bello, ella era una delicatezza diversissima
da quella che oggi si stima indispensabile alla bellezza. Ella era una
delicatezza assai minore, e tale che a noi parrebbe poco lungi dal grossolano e
anche grossezza. Siccome {per lo contrario} la
delicatezza presente ai primitivi sarebbe paruta eccessiva, sconveniente, e
brutta. L'idea insomma della
delicatezza poteva forse entrare nel
bello primitivamente concepito, {+(specialmente nell'uomo
rispetto alla donna, della quale è propria per natura, e quindi
conveniente, una delicatezza, ma solo rispettiva, e proporzionata, e
riguardo alla differente natura dell'uomo ec.)} ma solo nel
detto modo. E così ogni bellezza è relativa. E proporzionate differenze
1605 si trovano fra il bello antico e il moderno, fra il bello di una nazione e
quello di un'altra; di un clima, di un secolo, e quello di un altro; fra il
bello degl'italiani e quello de' francesi ec. ec. (1. Sett. 1821.).
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1698.}}