10. Sett. 1821.
[1668,1] I contadini, e tutte le nazioni meno civilizzate,
massime le meridionali, amano e sono dilettate soprattutto da' colori vivi. Al
contrario le nazioni civili, perchè la civiltà che tutto indebolisce, mette in
uso e in pregio i colori smorti ec. Questo si chiama buon gusto. Perchè? come
dunque si suppone che il buon gusto abbia norme e modelli costanti, e
invariabili? s'egli ci allontana dalla natura, in che altra cosa stabile faremo
noi consistere questo tipo, questa norma? Non è questa oltracciò una prova che
tutto è relativo, e dipende dall'assuefazione, e circostanze,
1669 anche i piaceri, i gusti ec. che paiono i più naturali, e
spontanei? giacchè l'uomo polito, senza bisogno di alcuna riflessione, si ride
di un villano che stima far gran figura col suo gilet
di scarlatto, e degli altri villani o villane che l'ammirano. E pure che ragione
naturale v'è di riderne? Le stesse nostre classi colte pochi anni sono, quando
erano meno o civilizzate o corrotte, avevano lo stesso gusto de' nostri villani,
ma in assai maggior grado. Ora i colori amaranto, barbacosacco, napoleone, ed
altri simili mezzi colori sono di moda, e questo effetto si attribuisce a
piccole cagioni, ma in vero egli tiene alla natura generale dell'incivilimento.
(10. Sett. 1821.).