13. Sett. 1821.
[1688,2] Si parla tuttogiorno di convenienze. E si crede
ch'elle sieno fisse, universali, invariabili, e su di loro si fonda tutto il
buon gusto. Or quante cose che sono convenienti, e quindi belle, e quindi di
buon gusto in italia, non lo sono in
Francia, ne' costumi, nel tratto, nello scrivere, nel
teatro, nell'eloquenza, nella poesia ec. Dante non è egli un
1689 mostro per li
francesi nelle sue più belle parti; un Dio per noi? Così discorrete, e su questo
esempio ragionate di tutte le possibili convenienze in ordine al confronto delle
idee che noi o altre nazioni ne hanno, con quelle che ne hanno i francesi.
(13. Sett. 1821.).