24. Sett. 1821.
[1780,1] Una sorgente di piacere nella musica indipendente
dall'armonia per se stessa, dall'espressione, dal suono ancora o dalla natura
del canto in quanto voce, ec. ec. sono gli ornamenti, la speditezza, {la volubilità,} la sveltezza, la rapida successione,
gradazione, e variazione dei suoni, o de' tuoni della voce, cose le quali
piacciono per la difficoltà, per la prontezza, (ho detto altrove, cioè p. 1725. capoverso 2. perchè
1781 questa sia piacevole) per lo straordinario ec.
tutto indipendente dal bello. Senza la vivace mobilità e varietà de' suoni sia in ordine alla armonia, sia alla
melodia, la musica produrrebbe e produce un effetto ben diverso. Un'armonia o
melodia semplicissima, per bella ch'ella fosse annoierebbe ben tosto, e non
produrrebbe quella svariata moltiplice, rapida, e rapidamente mutabile
sensazione, che la musica produce, e che l'animo non arriva ad abbracciare. ec.
Viceversa queste difficoltà, questi ornamenti, queste agilità, se mancano di
espressione ec. ec. non sono piacevoli che agl'intendenti. La musica degli
antichi era certo assai semplice, e non è dubbio ch'ella non producesse ben
diverso effetto dalla nostra. Osserviamo bene, quando ascoltiamo una musica che
ci colpisce, e vedremo quanta parte del suo effetto provenga dall'agilità ec.
de' tuoni, de' passaggi, ec. indipendentemente dall'armonia o melodia in quanto
armonia o melodia.
[1782,1]
1782 La musica anche la meno espressiva, anche la più
semplice ec. produce a prima giunta nell'animo un ricreamento, l'innalza, o
l'intenerisce ec. secondo le disposizioni relative o dell'animo o della musica,
immerge l'ascoltante in un abisso confuso di innumerabili e indefinite
sensazioni, lo spinge a piangere quando anche il compositore abbia voluto farlo
ridere, gli desta idee e sentimenti affatto arbitrarii e indipendenti dalla
qualità di quella tal musica e dall'intenzione del compositore o dell'esecutore.
Guardiamoci bene dal confondere il piacevole col bello. Tutto ciò non è che
piacere. E questo deriva sì dalla moltiplicità delle dette sensazioni indefinite
ec. sì dall'inclinazione, dal legame che la natura arbitrariamente ha posto fra
le sensazioni del suono o canto e l'immaginazione, dalla facoltà che ha dato
loro di afficere piacevolmente l'orecchio, (come a'
sapori il palato) ovvero l'animo,
1783 e di eccitare in
chi più, in chi meno, in chi nulla, quando più, quando meno, quando nulla,
l'immaginazione, {ec.} come l'ha data, sebbene in minor
grado, agli odori, che nessuno chiama belli, ma piacevoli.
[1783,1] Quelli che (come si dice) non hanno orecchio, non
sono persone incapaci di distinguere l'armonico dal disarmonico ec. (questo
farebbe contro voi altri), ma persone a quali l'orecchio è poco suscettibile, e
quindi l'animo poco disposto ad esser mosso o affetto da' suoni e voci del
canto, siccome coloro che hanno poco odorato, poco gusto ec. Il loro giudizio
non pecca sul piacevole o non piacevole di un odore o di un cibo, e quindi non è
falso, ma bensì il loro organo pecca d'insuscettibilità. Questa osservazione
dimostra come l'essenziale piacere della musica derivi dal suono e canto
propriamente considerato, e indipendente dall'armonia, la quale mediante
l'assuefazione (o secondo voi,
1784 mediante un senso
universale ed innato) tutti sono capaci presto o tardi di distinguere
esattamente da quella che si considera da' suoi compagni come disarmonia. Ed è
certo che l'uomo di peggiore orecchio, arriva benissimo a questo effetto,
mediante lo studio, e può anche divenir sommo compositore o esecutore, nè perciò
migliora l'orecchio suo; segno che il senso {e
l'effetto} della musica si divide in due, l'uno derivante
dall'armonia, l'altro dal puro suono. Ma perchè questo è il principale, però
l'uomo il più intendente dell'armonia sì musicale che qualunque, se ha cattivo,
cioè non suscettibile, orecchio, non può essere se non mediocremente dilettato
dalla musica.
[1784,1] Di questi due effetti della musica, l'uno cioè
quello dell'armonia è ordinario per se stesso, cioè qual è quello di tutte le
altre convenienze. L'altro, cioè del
suono o canto per se stesso, è straordinario, deriva da particolare e innata
disposizione della macchina umana, ma non
1785
appartiene al bello. Questa stessissima distinzione si dee fare nell'effetto che
produce sull'uomo la beltà umana o femminina ec. e la teoria di questa beltà può
dare e ricevere vivissimo lume dalla teoria della musica. L'armonia nella
musica, come la convenienza nelle forme umane, produce realmente un vivissimo e
straordinario e naturalissimo effetto, ma solo in virtù del mezzo per cui essa
giunge a' nostri sensi (cioè suono o canto, e forma umana), o vogliamo dire del
soggetto in cui essa armonia e convenienza si percepisce. Tolto questo soggetto,
l'armonia e convenienza isolata, o applicata a qualunque altro soggetto, non fa
più di gran lunga la stessa impressione. Bensì ella è necessaria perchè quel
soggetto faccia un'impressione assolutamente, pienamente, e durevolmente
piacevole. Così si dimostra che quanto vi ha d'innato, naturale, e universale
nell'effetto della bellezza musicale ed umana, non appartiene alla bellezza, ma
1786 al puro piacere, o all'inclinazione e natura
dell'uomo che produce questo, come cento altri maggiori o minori piaceri,
generali o individuali, che nessuno confonde col bello.
[1786,1] Io credo ancora che molti uomini o per infermità, o
per natura ec. ec. non solo non sieno dilettati, ma decisamente disgustati o da
tutti o da alcuni de' suoni o voci piacevoli al comune degli uomini. Ciò accade
appunto in molte specie di animali organizzate altrimenti che la nostra, sebbene
altre specie organizzate analogamente alla nostra, gradiscano detti suoni
ec.
[1786,2] Molto più credo, anzi son quasi certo di questo,
rispetto alle diverse armonie, ed al deciso disgusto ed effetto disarmonico
ch'elle producono in certi uomini e in certe specie di animali. (24. Sett.
1821.).