9. Ott. 1821.
[1871,1] Come quel diletto, e quel bello della musica, che
non si può ridurre nè alla significazione, nè a' puri effetti del suono isolato
dall'armonia e melodia, nè alle altre cagioni che altrove ho specificate pp. 1663-66
pp. 1747-49
pp. 1759-60
pp. 1780. sgg. , derivi
unicamente dall'abitudine nostra generale intorno alle armonie, la quale ci fa considerare come
convenienti fra loro quei tali suoni {o tuoni,} quelle
tali gradazioni, quei tali passaggi,
1872 quelle tali
cadenze ec. e come sconvenienti le diverse o contrarie ec. osservate. Le nuove
armonie o melodie (che già si tengono per
rarissime) ordinariamente, anzi sempre, s'elle sono affatto, cioè
veramente nuove, a prima vista paiono discordanze, quantunque sieno secondo le
regole del contrappunto, per lo che ben tosto appresso ne conosciamo e sentiamo
la convenienza, cioè non per altro se non perch'elle sono, e ben presto le
ritroviamo conformi alla nostra assuefazione generale intorno all'armonia e melodia, cioè alle convenienze de'
tuoni, quantunque elle non sieno conformi alle nostre assuefazioni particolari. E quanto più la detta
assuefazione generale è meno estesa, o meno radicata e sensibile e immedesimata
coll'uditore, tanto più vivo è il sentimento di discordanza e disarmonia che
questi prova a prima giunta; e tanto eziandio più durevole, di maniera ch'egli
le giudicherebbe discordanze definitivamente, se l'opinione e la prevenzione che
quelle sieno
1873 poi veramente armonie o melodie, non
glielo impedisse. Tale è il caso del volgo, della gente rozza o non assuefatta a
udir musiche, e proporzionatamente, degli uomini non intendenti di quest'arte. I
quali tutti in udir tali nuove armonie sono dilettati da' soli suoni e dalle
altre cause di diletto che altrove ho spiegato pp. 1663-66
pp. 1747-48
pp. 1759-60
pp. 1780-86 , ma non già
dall'armonia o melodia in quanto armonia e melodia, perocch'essi non la
ravvisano. E però piacciono soprattutto, {{o
più universalmente,}} le
melodie chiamate popolari, cioè conformi particolarmente o generalmente alle
assuefazioni particolari o all'assuefazione generale del comune degli uditori in
fatto di melodie ec. Le armonie o melodie affatto nuove ordinariamente non
piacciono che agl'intendenti, i quali sentono la difficoltà, e le raffrontano
colle regole ch'essi conoscono ec. E questi medesimi provano a primissima giunta
un senso di discordanza, che però presto svanisce, e ch'essi immediatamente
ravvisano per illusorio: ma si può dir che ogni assoluta novità in fatto di
musica contiene e quasi consiste in un'
1874
{apparenza} di stuonazione. Altre armonie e melodie che
non inchiudono quest'apparenza, o non molto viva, e contuttociò si considerano
come nuove, non sono nuove, se non in quanto ad una non usitata combinazione
delle diverse parti di quelle convenienze musicali che l'assuefazione generale o
particolare ci fa riguardar come convenienze. E queste combinazioni quanto meno
si accostano a quello che di sopra ho spiegato per popolare, tanto più piacciono
agl'intendenti, e meno al popolo, e tanto meno hanno di significazione, parlando
però in genere. Di questa natura è una grandissima parte delle giornaliere
novità in fatto di musica, e delle nuove composizioni musicali.
[1874,1] Similmente osservate che se tu ascolti, come
spessissimo accade, un pezzo p. e. di un'aria che tu già conosci, ed il seguito
di questo pezzo è diverso da quello che tu pur conosci, tu provi subito un senso
di discordanza, perchè questa diversità si oppone alla tua assuefazion
particolare; ma sospendi il tuo giudizio, e ben tosto lo determini
1875 favorevolmente, e provi il senso dell'armonia e
melodia cioè convenienza, perchè detta diversità è poi conforme alla tua
assuefazione generale in fatto di convenienze musicali, la quale assuefazione e
non altro, è la base, la ragione, la materia ec. del contrapunto. {+E quest'assuefazione generale comprende
molte diversità di combinazioni delle stesse parti, o di alcune di esse con
altre ec.} Il detto effetto è comunissimo, perchè è comunissima e
spesso inevitabile la detta circostanza che lo produce, e posta questa, il detto
effetto ne segue immancabilmente anche ne' più intelligenti, ed avvezzi alla più
gran varietà delle combinazioni musicali.
[1875,1] Queste osservazioni possono rendere molto bella
ragione del perchè la {vera} novità sia generalmente
considerata come rarissima e difficilissima in fatto di musica, cioè di armonia
e {soprattutto di} melodia, a differenza della pittura,
della scultura, della poesia, dell'eloquenza ec. Infatti un'assoluta novità in
musica non può esser altro che disarmonia, perchè sarebbe sconvenienza dalle
assuefazioni generali. Anche nella poesia e nella prosa, ciò che spetta
puramente all'armonia e melodia, non è quasi punto capace di novità. Cioè le
nuove combinazioni in
1876 questo genere sarebbero
facilissime e infinite, ma non sarebbero più armonie nè melodie perchè non
converrebbero coll'assuefazione della propria nazione e lingua; mentre che
l'assuefazione è il solo fondamento, ragione, elemento, principio costitutivo
dell'armonia e melodia. Nelle diverse nazioni e lingue diversissime sono le
armonie e melodie della prosa e del verso, {+(come pure di ciascuna parola isolata, vale a dir la
melodia delle sillabe e lettere, della quale e non d'altro si compone quella
di ciascun verso o periodo)} perchè diverse le assuefazioni, ma in
ciascuna lingua rispettivamente, la novità è quasi impossibile in questo genere;
e ciò che in un'altra lingua è melodioso, per quanto, assolutamente parlando, e
prima della diversa {o contraria} assuefazione, fosse
adattabilissimo alla lingua in cui tu scrivi, non lo è più, perchè sconverrebbe
coll'assuefazione, e quindi sarebbe sconvenienza e disarmonia. {V. p. 1879.} Laddove quel bello che dipende
dall'imitazione dalla significazione, dall'espression degli affetti ec. dal
seguir la natura ec. ec. è infinitamente variabile e suscettivo di novità. E
siccome questo bello costituisce la parte principale del bello pittorico,
scultorico, poetico ec.
1877 e non dipende cotanto nè
consiste nell'assuefazione, (la quale non può esser che limitatissima, massime
generalmente e nel volgo ec.) però le dette arti belle sono suscettibilissime di
novità e varietà. L'architettura, il cui bello costitutivo dipende anch'esso e
consiste per la più parte nell'assuefazione, varia bensì nelle nazioni affatto
diverse, come varia la musica, e come la melodia della prosa o del verso, ma in
nessuna nazione è suscettibile di più che tanta novità. Ed è questo un nuovo
genere di somiglianza fra queste due belle arti, architettura e musica, oltre
gli altri da me notati altrove pp. 79-80.
[1877,1] E qui osservate come la pittura, scultura, poesia,
eloquenza, quelle arti belle in somma che ho detto esser più suscettive di
novità, quelle appunto, generalmente parlando, e considerandole in un certo
grado di perfezione, non possono nelle loro principali qualità esser più che
tanto differenti nelle differenti nazioni. E viceversa la musica e
l'architettura, arti incapaci di molta
1878 novità e
varietà dentro una stessa sfera di costumi, differiscono sommamente nelle
diverse sfere di costumi, anche quanto alle qualità principali, ed elementari.
Ciò avviene perchè quelle hanno un soggetto e un modello universale, cioè la
natura, queste particolare affatto, cioè le assuefazioni nazionali. Nuova prova
del quanto sia relativo quel bello che consiste nelle sole convenienze, cioè
quel solo che è veramente bello, e spetta all'astratta considerazione di
esso.
[1878,1] Ond'è che le arti quanto più son suscettive di
novità e varietà in ciascuna nazione, e per se stesse, tanto meno ponno variare
da nazione a nazione, e viceversa. E la varietà nazionale di cui
un[un'] arte bella è capace sta in ragione
inversa della varietà universale e costitutiva e specifica. (9. Ott.
1821.).