3. Nov. 1821.
[2043,1] L'inclinazione dell'uomo al suo simile, è tanto
maggiore quanto l'uomo (e così ogni vivente) è vicino allo stato naturale, e
tanto più vivi e più numerosi sono gli svariatissimi effetti (da me in diversi
luoghi osservati [p. 1688]
[pp. 1823-24]
[pp. 1847-48]) di questa essenzialissima inclinazione, figlia immediata
dell'amor proprio, anch'esso tanto più vivo ed energico, almeno ne' suoi
effetti, e nell'aspetto che piglia, quanto il
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vivente è più naturale. Tutti p. e. amano l'imitazione dell'uomo e delle cose
umane nelle arti, nella poesia, ec. più che quella di qualunque altro oggetto.
Ma questa preferenza è più notabile nel fanciullo, il quale tra' suoi pupazzi si
compiace soprattutto di quelli che rappresentano uomini, e nelle favole o
novelle che legge, di quelle che trattano d'uomini. - ec. ec. ec. Quando anche
abbia p. es. delle figure d'animali assai più ben fatte, che quelle d'uomini ec.
ec.
[2044,1] A questa inclinazione, e quindi all'amor proprio da
cui essa deriva, e non ad altro, si deve riferire la propensione di preferenza
che l'uomo ha per li coetanei, per gli uguali ec. Anch'essa tanto maggiore,
quanto l'uomo è più naturale. Il fanciullo tra' pupazzi o favole d'uomini,
soprattutto si diletta di quelli che rappresentano, e di quelle che trattano
cose fanciullesche.
[2045,1]
2045 Si suol dire che l'amicizia è tra gli uguali.
L'amore per certo, naturalmente tende all'uguale in quanto all'ordinario. Che se
è notato com'egli tende pure ai contrari, questa propensione non so
primieramente quanto sia naturale, in secondo luogo ella nasce, come ho detto
altrove [p. 453]
[p.
1880]
[pp.
1903-904], da un'altra disposizione della natura che c'inclina verso lo
straordinario, perciò appunto che è, ed in quanto è straordinario. Come, sebbene
noi siamo inclinati alla bellezza, ch'è perfetta convenienza, siamo però anche
inclinati alla grazia, ch'è una certa sconvenienza, o non perfetta convenienza;
anzi a questa più che a quella, almeno nel nostro stato presente. La natura ha
parecchie qualità e principii armonici a un tempo e contrarii, anzi armonizzanti
e sostenentisi scambievolmente in virtù della loro contrarietà: e l'uno de'
contrarii non solo non distrugge la teoria
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dell'altro, ma anzi la dimostra. (3. Nov. 1821.).