21. Agosto 1820.
[218,1] Non è cosa così dispiacevole come il vedere uno
scrittore dopo intrapreso un gran movimento, immagine, sublimità ec. mancar come
di fiato. È cosa che in certo modo rassomiglia agli sforzi impotenti di chi si
vede che vorrebbe esser grande, bello ec. nello scrivere, e non può. Ma questa è
più ridicola, quella più penosa. In Bossuet l'incontri a ogni momento. Una grande spinta; credi che
seguiterà l'impulso, ma è già finito. Quando anche
219
il seguito del suo parlare sia forte magnifico ec. non è più fuoco naturale, ma
artifiziale, e preso dai soliti luoghi. Lascio quando Bossuet non ha niente di vita neppur momentanea, e
queste lagune sono immense e frequentissime. Perchè se la morale ch'egli sempre
predica è sublime, sono sublimità ordinarie, e appartengono al consueto stile
degli oratori, non hanno che fare coll'entusiasmo proprio e presente. Ma tu
vorresti ch'egli esaurisse l'affetto ec. Non mi state a insegnare quello che
tutti sanno. Dall'eccesso al difetto ci corre un gran divario. Ed è contro
natura che un uomo quando si è abbandonato all'entusiasmo, ritorni in calma,
appena incominciata l'agitazione. E non c'è cosa più dispettosa che l'essere
arrestato in un movimento vivo e intrapreso con tutte le forze dell'animo o del
corpo. Leggendo i passi più vivi di Bossuet il passaggio istantaneo e l'alternativa continua e brusca del
moto brevissimo, e della quiete perfetta, vi fa sudare, e travagliare. Si
accerti lo scrittore o l'oratore, che finattanto che non si stancano le sue
forze naturali (non dico artifiziali ma naturali) nemmeno il lettore {o uditore} si stanca. E fino a quel punto non tema di
peccare in eccesso. Il quale anzi è forse meno penoso del difetto, in quanto il
lettore sentendosi stanco, lascia di seguir lo scrittore, e anche leggendo,
riposa. Ma obbligato
220 a fermarsi prima del tempo, non
può, come nell'altro caso, disubbidire allo scrittore, il quale per forza gli
taglia le ali. In somma se l'eloquenza è composta di movimenti ed affetti della
specie descritta, {e di freddezze e trivialità mortali nel
resto,} allora Bossuet sarà
veramente eloquente in mezzo agli eleganti del suo secolo, come dice Voltaire. (21. Agosto
1820.).