23. Agosto 1820.
[222,3]
Dice Macchiavelli che a voler conservare un regno una repubblica
o una setta, è necessario ritirarli spesso verso i loro principii. Così tutti i
politici. V. Montesquieu, Grandeur etc. Ch. 8. dalla metà in poi, dove parla dei
Censori.
Giordani
sulle poesie di
M. di Montrone applica
questo detto alle arti imitatrici. Ai
principii s'intende, non quando erano bambine, ma a quel primo tempo in cui
ebbero consistenza. {(Così anche si potrebbe applicare alle
lingue.)} Ed io dico nello stesso senso; a voler conservare gli
uomini, cioè farli felici, bisogna richiamarli ai loro principii, vale a dire
alla natura. - Oh pazzia. Tu non sai che la perfettibilità dell'uomo è
dimostrata. - Io vedo che di tutte le altre opere della natura è
dimostrato tutto l'opposto, cioè che non si possono perfezionare, ma
alterandole, si può solamente corromperle, e questo principalmente per
nostra mano. Ma l'uomo si considera quasi come fuori della natura, e non
sottomesso alle leggi naturali che governano tutti gli esseri, e appena si
riguarda come
223 opera della natura. -
Frattanto l'uomo è più perfetto di prima. - Tanto perfetto che,
tolta la religione, gli è più spediente il morire di propria mano che il
vivere. Se la perfezione degli esseri viventi si misura dall'infelicità,
va bene. Ma che altro indica il grado della loro perfezione se non la felicità?
E qual altro è il fine, anzi la perfezione dell'esistenza? Il fatto sta che
oggidì pare assurdo il richiamare gli uomini alla natura, e lo scopo vero e
costante anche dei più savi e profondi filosofi, è di allontanarneli sempre più,
quantunque alle volte credano il contrario, confondendo la natura colla ragione.
Ma anche non confondendola, credono che l'uomo sarà felice quando si regolerà
intieramente secondo la pura ragione. Ed allora si ammazzerà da se stesso.
(23. Agosto 1820.). {{V. p.
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