6. Dic. 1821.
[2230,1] Quanto sia vero che la scienza ed ogni facoltà umana
non deriva che da pure assuefazioni, e queste quando son relative in qualunque
modo all'intelletto, hanno bisogno dell'attenzione. L'uomo di gran talento, è
avvezzo soprammodo ad attendere, ed assuefarsi, si trova bene spesso
inespertissimo e ignorante di cose che i meno attenti, e più divagati animi
conoscono ottimamente. Ciò viene perch'egli in tali cose non suol porre
attenzione. Ho detto altrove pp. 1062-63 ch'egli suol essere
ignorantissimo di tutte le arti ec. della buona compagnia. Osservatelo ancora
nel senso materiale del gusto. Gl'ignoranti l'avranno finissimo, e capacissimo
di discernere le menome differenze, pregi, difetti de' sapori e de' cibi. Egli
al contrario, e se talvolta vi attende, si maraviglia di non capir nulla di ciò
che gli altri conoscono benissimo, e gli dimostrano. Eppur questo è un senso
materiale. Ma non esercitato da lui con l'attenzione,
2231 benchè materialmente esercitato da lui come dagli altri. Che vuol
dir ciò? tutte le facoltà umane le più materiali, e apparentemente naturali,
abbisognano di assuefazione ec. (6. Dic. 1821.).