8. Gen. 1822.
[2335,2] Da ciò che altrove ho detto p. 774 sul Buonarroti che scrisse apposta per dar
vocaboli alla Crusca, sul Salvini che non fu niente parco di nuovissimi vocaboli, o tirati da
lingue forestiere, o antiche, o da radici italiane, in tutte le sue scritture, e
che scrisse contemporaneamente alla compilazione del vocabolario, anzi finchè
visse non permise d'esser citato ec. apparisce che i nostri pedanti vogliono
espressamente che in quell'atto medesimo che si pubblica il vocabolario
2336 di una lingua, restino per virtù di essa
pubblicazione, rivocate in perpetuo tutte le facoltà che tutti gli scrittori
fino a quel punto avevano avute intorno alla favella, e chiuse in quel momento
per sempre le fonti della lingua, fino allora sempre e incontrastatamente
aperte. (8. Gen. 1822.)