23. Gen. 1822.
[2355,2] Noi diciamo leccare, i
francesi lécher, (gli spagnuoli vedilo), i greci
λείχειν, i latini nulla di simile. A primissima giunta è manifesto che il greco
λείχω, cioè lecho, o licho è
tuttuno col nostro lecco, che anche, volgarmente, si
dice licco. E notate pure che il francese non dice léquer o lecquer, ma lécher, conservando il χ greco. Queste parole sono
antichissimamente e primitivamente proprie delle nostre lingue. Sono
volgarissime, anzi plebee; nè s'usa altra voce nel linguaggio familiare per
dinotare la stessa azione.
2356 Antichissima e
proprissima della lingua greca è la voce λείχω. Come dunque questa conformità
fra l'antichissimo greco, e il modernissimo, vivente, ed usualissimo italiano,
francese ec? Non è egli evidente che leccare, lécher ec. ci viene dal volgare latino? E da qual
altra fonte che da un volgare ci può esser venuta una parola sì volgare, e
propria del nostro più familiare discorso? E qual altro volgare che il latino
può ed avere avuta questa parola greca, usandola volgarmente, ed averla
comunicata a queste due lingue moderne, nate l'una separatamente dall'altra? Ma
come potè nel volgare latino divenire sì familiare, e conservarsi poi sino
all'ultimo, un'[un] antichissimo verbo greco?
Certo il volgo latino non istudiava il greco, e più grecizzanti erano i nobili
che la plebe. È dunque manifesto che tal verbo deriva niente meno che da quella
primitiva sorgente da cui vennero il greco e il latino (volgari tutti due quando
nacquero, come son tutte le lingue); e che perduto poi, o escluso dalle polite
scritture, e dal linguaggio nobile, come tante altre,
2357 (e come accade appunto nell'italiano che
parecchie voci volgari benchè derivate dalla purissima latinità, cioè dalla
nostra madre, si escludono dalle polite scritture o discorsi, perchè appunto
fatte troppo familiari dall'uso quotidiano della plebe, ec. e si antepongono
altre d'origine o di forma corrottissima) si conservò perpetuamente nel
popolare. Ed appunto qui possiamo osservare un esempio di ciò che ho detto nella
parentesi, poichè lingo
(v. il Forcell.) non è che corruzione di λείχω, o lecho, o licho; pur quello
fu adottato nelle scritture, questo escluso, benchè certo esistesse nella lingua
latina, come abbiamo veduto. V. il Ducange in Lecator, e nota anche Licator sì quivi in un esempio, come al suo
luogo. (23. Gen. 1822.).