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9. Luglio 1822.

[2556,1]   2556 Il grand'uso che gl'italiani (forse anche gli spagnuoli e i francesi) fanno della preposizione compositiva di o dis nel senso negativo (come disamore, disfavorire; e per apocope in questo e mill'altri casi, sfavorire; disutile, e mill'altre da formarsi anche a piacere: v. la Crusca), essendo molto poco e scarso nel latino scritto (come in dispar dissimilis discalceatus dove il dis nega: v. il Forcell. in di), e d'altra parte non significando niente in italiano, in francese in ispagnuolo la detta preposizione per se (la quale sembra venire dal greco δύς usata come in δυσέρως[δύσερως], δυσωπία, δυστυχής), par che dimostri d'essere stato molto più comune nel latino volgare di quello che nello scritto, e d'aver tenuto il luogo di vera particella negativa, così frequente e manuale nella composizione come la greca α privativa, e come lo è la detta particella presso di noi ad arbitrio del parlatore o scrittore che ha bisogno d'un  2557 qualunque composto che dica il contrario di quel che dice la tale o tal altra radice italiana. Del resto il dis latino nelle parole dissimilis, dispar, secondo me, ha più tosto una tal qual forza disgiuntiva, che veramente negativa. E in discalceatus, {discingo ec.} io credo che propriamente abbia piuttosto la forza del greco ἀπό in composizione (come qui appunto ἀποζωννύω discingo), e del latino ex pure in composizione, (come appunto excalceatus ch'è lo stesso), di quello che la vera forza privativa del greco α che tiene presso di noi, sebbene discalceatus ec. passò poi a significar privativamente senza scarpe. E forse in questa maniera, cioè dalla forza di ἀπὸ, e di ex composti, passò la particola dis presso di noi, al significato assoluto di privazione o negazione. {{Ma vedendosi p. e. dalla voce discalceatus (e v. il Forcell.  2558 in Dis...) che questo passaggio l'avea fatto la detta preposizione anche fra gli antichi latini, si dimostra quel ch'io dissi da principio, cioè che il suo uso negativo o privativo, così frequente e familiare come nel latino scritto non si trova, ci dev'esser venuto dal latino volgare. (9. Luglio 1822.).}} {{V. p. 2577.}}