25. Luglio, dì di S. Giacomo, 1822.
[2578,1] La lingua latina ebbe un modello d'altra lingua
regolata, ordinata, e stabilita, su cui formarsi. Ciò fu la greca, la quale non
n'ebbe alcuno. Tutte le cose umane si perfezionano grado per grado. L'aver avuto
un modello, al contrario della lingua greca, fu cagione che la lingua latina
fosse più perfetta della greca, e altresì che fosse meno libera. (Nè più nè meno
dico delle letterature greca e latina rispettivamente; questa più perfetta,
quella più originale e indipendente e varia.) I primi scrittori greci, anche
sommi, ed aurei, come Erodoto, Senofonte ec. erano i primi ad applicar
la dialettica, e l'ordine ragionato all'orazione. Non
2579 avevano alcun esempio di ciò sotto gli occhi. Quindi, com'è
naturale a chiunque incomincia, infinite sono le aberrazioni loro dalla
dialettica e dall'ordine ragionato. Le quali aberrazioni passate poi e
confermate nell'uso dello scrivere, sanzionate dall'autorità, e dallo stesso
errore di tali scrittori, sottoposte a regola esse pure, o divenute regola esse
medesime, si chiamarono, e si chiamano, e sono eleganze, e proprietà {della} lingua {greca.} Così è
accaduto alla lingua italiana. La ragione è ch'ella fu molto e da molti scritta
nel 300, secolo d'ignoranza, e che anche allora fu applicata alla letteratura in
modo sufficiente per far considerare quel secolo come classico, dare autorità a
quegli scrittori, {+presi in corpo e in
massa,} e farli seguire da' posteri. I greci o non avevano affatto
alcuna lingua coltivata a cui guardare, o se ve n'era, era molto lontana da
loro, come forse la sascrita, l'egiziana, ec. e poco o niente nota, neanche ai
loro più dotti. Gl'italiani n'avevano, cioè la
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latina e la greca. Ma quel secolo ignorante non conosceva la greca, pochissimo
la latina, massime la latina buona e regolata. {+(Fors'anche molti conoscendo passabilmente il latino, e
fors'anche scrivendolo con passabile regolatezza, erano sregolatissimi in
italiano, per incapacità di applicar quelle regole a questa lingua, che
tutto dì favellavano sregolatamente; di conoscere o scoprire i rapporti
delle cose ec.)} Quei pochi che conobbero un poco di latino, scrissero
con ordine più ragionato, come fecero principalmente i frati, Passavanti, F.
Bartolommeo, Cavalca ec.
Dante, e più ancora il Petrarca e il Boccaccio che meglio di tutti conoscevano il buono e
vero latino, meno di tutti aberrarono dall'ordine dialettico dell'orazione.
Questi principalmente diedero autorità presso i posteri a' loro scrittori
contemporanei, la massima parte ignoranti, non solo di fatto, ma anche di
professione laici e illetterati, e che
non pretendevano di scrivere se non per bisogno, come i nostri castaldi. I quali
abbondarono di sragionamenti, e disordini gramaticali d'ogni sorta.
[2580,1] Di tali aberrazioni n'hanno tutte le lingue quando
si cominciano a scrivere, e tutte nel séguito ne conservano più o meno, sotto il
nome di proprietà loro, benchè non sieno
2581 in
origine e in sostanza, se non errori de' loro primi scrittori e letterati,
perpetuati nell'uso della scrittura nazionale. Meno d'ogni altra fra le antiche,
n'ebbe o ne conservò la lingua latina, per la detta ragione, fra l'altre. Meno
di tutte fra l'antiche e le moderne, ne conserva la lingua francese, non per
altro se non perch'ella ha rinunziato e derogato e fatta assolutamente irrita
l'autorità de' suoi scrittori antichi, i quali abbondarono di tali aberrazioni o
quanto gli altri, o più ancora. Parlo dei veramente antichi, cioè del sec. 16.o
e non del 17.o quando {lo spirito,} la società {e la conversazione} francese era già in un alto grado di
perfezione.
[2581,1] La ricchezza, il numero e l'estensione, ampiezza ec.
delle facoltà di una lingua, è per lo più in proporzione del numero degli
scrittori che la coltivarono prima delle regole esatte, {della grammatica,} e della formazione del Vocabolario. {+La lingua francese che ha rinunziato
all'autorità di tutti gli scrittori propri anteriori alla sua grammatica e
al suo Vocabolario (ch'erano anche pochi e di poco conto, e perciò hanno
potuto essere scartati), è la meno ricca, e le sue facoltà son più ristrette
che non son quelle di qualunqu'altra lingua del mondo. V. p. 2592.}
(25. Luglio, dì di S. Giacomo,
1822).