28. Luglio. Domenica 1822.
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2585 Ho paragonato altrove [pp. 1432-33]
[pp.
1455-56] gli organi intellettuali dell'uomo agli esteriori, e
particolarmente alla mano, e dimostrato che siccome questa non ha da natura
veruna facoltà (anzi da principio è inetta alle operazioni più facili e
giornaliere), così niuna ne portano gli organi intellettuali, ma solamente la
disposizione o possibilità di conseguirne, e questa più o meno secondo
gl'individui. Nello stesso modo io non dubito che se meglio si ponesse mente, si
troverebbero anche negli organi esteriori dell'uomo, p. e. nella mano, molte
differenze di capacità, non solo relativamente alle diverse assuefazioni, e al
maggiore o minore esercizio di detto organo, ma naturalmente, e indipẽdentemente
da ogni cosa acquisita; come accade negl'ingegni, che per natura sono qual più
qual meno conformabili, e disposti
2586 ad assuefarsi,
cioè ad imparare. E forse a queste differenze si vuole attribuire l'eccessiva e
maravigliosa inabilità di alcuni che non riescono (anche provandosi) a saper far
colle loro mani quello che il più degli uomini fanno tuttogiorno senza pure
attendervi nè anche pensarvi; e l'altrettanto mirabile facilità ch'altri hanno
d'imparare senza studio, e d'eseguire speditissimamente le più difficili
operazioni manuali, che il più degli uomini o non sanno fare, o non fanno se non
adagio, e con attenzione. Vero è che si trova molto minor differenza individuale
fra la capacità generica della mano di questo o di quello, che fra la capacità
de' vari ingegni. Ma questo nasce che tutti in un modo o nell'altro esercitano
la mano, e quindi le danno e proccurano una certa abilità
2587 e assuefabilità generale: non così l'ingegno. Ed è molto
maggiore, generalmente parlando, il divario che passa fra l'esercizio de'
diversi ingegni, {che} fra l'esercizio della mano de'
diversi individui. Divario che non è naturale, e non ha che far colle
disposizioni native di tali organi. (28. Luglio. Domenica
1822.).