10. Agosto, dì di S. Lorenzo. 1822.
[2602,2] Ho mostrato altrove pp.
835-36p. 837
pp.
1737-40 che quasi tutte le principali scoperte che servono alla vita
civile sono state opera del caso, e tiratone le sue conseguenze. Voglio ora
spiegare e confermar la cosa con un esempio. L'arte di fare il vetro, anzi
l'idea di farlo, e la pura cognizione di poterlo fare (la qual arte è
antichissima), è egli credibile che sia mai potuta venire
2603 all'uomo per via di ragionamento? Cavar dalle ceneri, e altre
materie la cui specie esteriore è toto coelo distante
dalle forme e qualità del vetro (v. l'Arte Vetraria
d'Antonio Neri) un
corpo traslucido, fusibile, configurabile a piacimento ec. ec. può mai essere
stato a principio insegnato {da altro} che da uno o più
semplicissimi e assolutissimi casi? Ora quanta parte abbia l'uso del vetro
nell'uso della vita e delle comodità civili, com'esso appartenga al numero dei
generi necessari, come abbia servito alle scienze, quante immense e infinite
scoperte si sieno fatte in ogni genere per mezzo de' vetri ridotti a lenti ec.
ec. ec., quanto debbano al vetro l'Astronomia, la Notomia, la Nautica (tanto
giovata e promossa dalla scoperta dei satelliti di Giove
{fatta col telescopio} ec.), tutte queste cose mi basta
accennarle. Ma le accenno affinchè si veda che quando anche le successive
scoperte, perfezionamenti ec. fatti, acquistati ec. intorno al vetro, o per
mezzo del vetro ec. non sieno stati casuali ma pensati (sebbene l'invenzione
dell'occhiale e del Cannocchiale si dice che fosse a caso): contuttociò si
debbono
2604 tutti, esattamente parlando, riconoscere
per casuali, essendo casuale la loro origine, cioè l'invenzione del vetro, senza
la quale niente del sopraddetto avrebbe avuto luogo. E però tutta quella parte
(non piccola) del sapere, dei comodi, della civiltà umana che ha dipendenza e
principio ec. dall'invenzione del vetro, e che senza questa non si sarebbe
conseguita, è realmente casuale, e per puro caso acquistata.
[2604,1] E che queste ed altre simili innumerevoli scoperte
sieno state veri casi, si può arguire anche dal vedere che moltissimi popoli
composti di esseri che per natura, ingegno naturale, ec. erano e sono in tutto
come noi, non essendosi dati presso loro, i casi che si son dati presso noi,
mancavano o mancano affatto di queste o quelle invenzioni e di tutti i progressi
dello spirito umano che ne son derivati: e ciò quando anche detti popoli fossero
in molta società, ed avessero fatto molte altre scoperte, quali erano p. e. in
America i Messicani, popolo in gran parte civile, che
{non per tanto} mancava appunto del vetro.
[2605,1]
2605 Di più osservo che quantunque la Chimica abbia
fatto oggidì tanti progressi, e sia così dichiarata e distinta ne' suoi
principii, in maniera da parere ch'ella potesse e dovesse far grandi scoperte,
non più attribuibili al caso, ma solo al ragionamento; niuna mai ne ha fatta
{che abbia di grandissima lunga} l'importanza e
l'influenza di quelle che ci son venute dagli antichi, fatte in tempi
d'ignoranza, e senza principii, o con pochissimi e indigesti e mal intesi
principii delle analoghe scienze. (la scoperta della polvere, del vetro ec.)
Tutto quel ch'ha fatto è stato di perfezionar le antiche, o di farne delle
analoghe (come quella della polvere fulminante) che non si sarebbero fatte se le
antiche non fossero state già conosciute. E quel che dico della Chimica dico
delle altre scienze. Voglio inferire che quelle principali scoperte che o
subito, o col perfezionamento, accrescimento, applicazione ch'hanno poi subíto,
decisero e decidono, cagionarono e cagionano in gran parte i progressi dello
spirito umano, originariamente non sono effetti della scienza
2606 nè del discorso, ma del puro caso, essendo state fatte ne' tempi
d'ignoranza, e non sapendosene far di gran lunga delle simili colla maggior
possibile scienza. E che per tanto tutta quella parte del sapere e della
civiltà, tutto quel preteso perfezionamento dell'uomo e della società che
dipende in qualunque modo dalle predette scoperte (la qual parte è grandissima
anzi massima), non è stato nè preordinato nè prevoluto dalla natura, perchè
quegli che non ha preordinato nè prevoluto le cause {e le
prime indispensabili origini} (le quali, come dico, sono state
assolutamente accidentali), non può avere ordinato nè voluto gli effetti.
(10. Agosto, dì di S. Lorenzo. 1822.).