28. Agosto. 1822.
[2613,1] Lo scriver francese tutto staccato, dove il periodo
non è mai legato col precedente (anzi è vizio la collegazione e congiuntura de'
periodi, come
2614 nelle altre lingue è virtù), il cui
stile non si dispiega mai, e non sa nè può nè dee mai prendere quell'andamento
piano, modesto disinvoltamente, unito e fluido che è naturale al discorso umano,
anche parlando, e proprio di tutte le altre nazioni; questo tale scrivere, dico
io, fuor del quale i francesi non hanno altro, è una specie di Gnomologia. E
queste qualità gli convengono necessariamente, posto quell'avventato del suo
stile, di cui non sanno fare a meno i francesi, e senza cui non trovano degno
alcun libro di esser letto. Per la quale avventatezza lo scrittore e il lettore
hanno di necessità ogni momento di riprender fiato. E par proprio così, che lo
scrittore parli con quanto ha nel polmone, e perciò gli convenga spezzare il suo
{dire,} e fare i periodi corti, per fermarsi a
respirare. (28. Agosto 1822.). {{ Effettivamente
il tuono di qualunque scrittura francese fin dalla prima sillaba è quello di
uno che parla ad alta voce. Tale riesce almeno per chi non
2615 è francese, e per chi non è assuefatto durante
tutta la sua vita a letture francesi ec. Quel tuono moderato del discorso
naturale, col qual tuono gli antichi aprivano {anche} le loro Orazioni, {e fra
queste, anche} più veementi e passionate, è una qualità eterogenea
{anche alle lettere familiari de'} francesi.
(28. Agosto 1822.).}}