11. 8.bre 1820.
[270,2] La semplice bellezza rispetto alla grazia ec. è nella
categoria del bello, quello ch'è la ragione rispetto alla natura nel sistema
delle cose umane. Questa considerazione può applicarsi a spiegare l'arcana
natura e gli effetti della grazia.
[270,3] La ragione è debolissima e inattiva al contrario della
natura. Laonde quei popoli e quei tempi nei quali prevale più o meno la ragione
saranno stati e saranno sempre inattivi in proporzione della influenza di essa
ragione. Al contrario dico della natura. Ed un popolo tutto ragionevole o
filosofo non potrebbe sussistere per mancanza di movimento e di chi si prestasse
agli uffizi scambievoli e necessari alla vita. ec. ec. E infatti osservate
quegli uomini (che non sono rari oggidì) stanchi del mondo e disingannati per
lunga esperienza, e possiamo dire, renduti perfettamente ragionevoli. Non sono
capaci d'impegnarsi in nessun'azione, e neanche desiderio. {+Simili al march. D'Argens, di cui dice Federico
nelle Lettere, che per pigrizia, non avrebbe voluto
pur respirare, se avesse potuto.} La conseguenza della loro
stanchezza, esperienza, e cognizione delle cose è una perfetta indifferenza che
li fa seguire il moto altrui senza muoversi da se stessi, {anche nelle cose che li riguardano.} Laonde se questa indifferenza
potesse divenire universale
271 in un popolo, non
esistendovi moto altrui, non vi sarebbe movimento di nessuna sorta.
[271,1] La gloria per lo più, massimamente la letteraria,
allora è dolce quando l'uomo se ne pasce nel silenzio del suo gabinetto, e se ne
serve di sprone a nuove imprese gloriose, e di fondamento a nuove speranze.
Perchè allora ella conserva la forza dell'illusione, sola forza ch'essa abbia.
Ma goduta nel mondo e nella società, ordinariamente si trova esser cosa o nulla,
o piccolissima, o insomma incapace di riempier l'animo e soddisfarlo. Come tutti
i piaceri da lontano sono grandi, e da vicino minimi, aridi, voti, e nulli.
[271,2] Coloro che dicono per consolare una persona priva di
qualche considerabile vantaggio della vita: non ti affliggere; assicurati che
sono pure illusioni: parlano scioccamente. Perchè quegli potrà e dovrà
rispondere: ma tutti i piaceri sono illusioni o consistono nell'illusione, e
di queste illusioni si forma e si compone la nostra vita. Ora se io non
posso averne, che piacere mi resta? e perchè vivo? Nella stessa maniera
dico io delle antiche istituzioni ec. tendenti a fomentare l'entusiasmo, le
illusioni, il coraggio, l'attività, il movimento, la vita. Erano illusioni, ma
toglietele,
272 come son tolte. Che piacere rimane? e la
vita che cosa diventa? Nella stessa maniera dico: la virtù, la generosità, la
sensibilità, la corrispondenza vera in amore, la fedeltà, la costanza, la
giustizia, la magnanimità ec. umanamente parlando sono enti immaginari. E
tuttavia l'uomo sensibile se ne trovasse frequentemente nel mondo, sarebbe meno
infelice, e se il mondo andasse più dietro a questi enti immaginari (astraendo
ancora da una vita futura), sarebbe molto {meno}
infelice. Seguirebbe delle illusioni, perchè nessuna cosa è capace di riempier
l'animo umano, ma non è meglio una vita con molti piaceri illusorii, che senza
nessun piacere? non si vivrebbe meglio se nel mondo si trovassero queste
illusioni più realizzate, e se l'uomo di cuore non si dovesse persuadere non
solo che sono enti immaginari, ma che nel mondo non si trovano più neanche così
immaginari come sono? {in maniera che manchi affatto il
pascolo e il sostegno all'illusione.} E dall'altro lato, non c'è
maggiore illusione ovvero apparenza di piacere che quello che deriva dal bello
dal tenero dal grande dal sublime dall'onesto. Laonde quanto più queste cose
abbondassero, sebbene illusorie, tanto meno l'uomo sarebbe infelice. (11.
8.bre 1820.). {{V. p. 338. capoverso
2.}}