1. Luglio 1823.
[2866,1] Ho detto sovente che ciascuno autor greco ha, per
così dire, il suo Vocabolarietto proprio [pp. 244-45]
pp. 2630-32
[pp. 2716-17]. Ciò vale non solamente in ordine all'usare ciascun
d'essi sempre o quasi sempre quelle tali parole per esprimere quelle tali cose,
laddove gli altri altre n'usano, o in ordine ai loro modi e frasi familiari e
consuete, ma eziandio in ordine al significato delle stesse parole o frasi che
anche gli altri usano, o che tutti usano. Perocchè chi sottilmente attende e
guarda negli scrittori greci, vedrà che le stesse parole e frasi presso un
autore hanno un senso, e presso un altro un altro, e ciò non solamente
trattandosi di autori {vissuti in} diverse epoche, il
che non sarebbe strano, ma eziandio di autori contemporanei, e compatriotti
ancora, come p. e. di Senofonte e
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Platone, i quali furono di più
condiscepoli, e trattarono in parte le stesse materie, e la stessa Socratica filosofia.
Dico che il significato delle parole o frasi in ciascuno autore è diverso: ora
più ora meno, secondo i termini della comparazione, e secondo la qualità d'esse
parole; e per lo più la differenza è tale che i poco accorti ed esercitati non
la veggono, ma ella pur v'è, benchè picciolissima. Un autore adoprerà sempre una
parola nel significato proprio, e non mai ne' metaforici. Un altro in un
significato simile al proprio, o forse proprio ancor esso, e non mai negli altri
sensi. Un altro l'adoprerà in un senso traslato, ma con tanta costanza, che
occorrendo di esprimere quella tal cosa, non adoprerà mai altra voce che quella,
e adoprando questa voce, non la piglierà mai in altro senso, onde si può dire
che presso lui questo significato è il proprio di quella voce: {+(come accade che i sensi metaforici de'
vocaboli pigliano spesse volte assolutamente il luogo del proprio, che si
dimentica)} e questo caso è molto frequente. Un altro adoprerà quella
voce colla stessa costanza, o con poco manco, in
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un altro senso traslato, più o meno diverso, e talvolta vicinissimo {e similissimo} ma che pur non è quel medesimo. E tutta
questa varietà (con altre molte differenze simili a queste) si troverà nell'uso
di uno stesso verbo, di uno stesso nome, di uno stesso avverbio in autori
contemporanei e compatriotti. Alla qual varietà, come ben sanno i dotti in
queste materie, è da por mente assai, e da notar sempre in ciascuno autore,
massime ne' classici, qual è il preciso senso in cui egli suole o sempre o per
lo più adoperare ciascuna parola o frase. Trovato e notato il quale, si rende
facile la intelligenza dell'autore, e se ne penetra la proprietà e
l'intendimento vero delle espressioni, e si spiegano molti suoi passi che senza
la cognizione del significato da lui solito d'attribuirsi a certe parole, non
s'intenderebbero; com'è avvenuto a molti interpreti e grammatici ec. che
spiegando {{questi passi}} secondo l'uso ordinario di
quelle tali parole o frasi, e non considerandole in quello particolare ch'esse
sogliono aver presso quello scrittore, o non hanno saputo
2869 strigarsi o si sono ingannati. E così accade anche ai ben dotti,
che però non abbiano pratica di quel tale autore, e vi sieno principianti, o che
ne leggano qualche passo spezzato. Certo non prima si arriva a pienamente e
propriamente intendere qualunque autor greco che si abbia presa pratica del suo
particolar Vocabolario, e de' significati di questo: e tal pratica è necessario
di farla in ciascuno autore che si prende nuovamente o dopo lungo intervallo a
leggere: benchè in alcuni costa più in altri meno, e in certi costa tanto, che
solo i lungamente esercitati e familiarizzati colla lezione e studio di quel
tale autore sono capaci di bene intenderne e spiegarne la proprietà delle voci e
frasi, e della espressione {sì} generalmente, sì in
ciascun passo. Insomma questi solo conoscono la sua grecità, la quale, {si può
dire,} in ciascuno autor {greco,} più o meno
è diversa. (1. Luglio 1823.).