4. Agosto 1823.
[3084,1] La delicatezza, p. e. la delicatezza delle forme del
corpo umano, è per noi una parte o qualità essenziale e indispensabile del bello
ideale rispetto all'uomo,
{Puoi vedere la
pag. 3248-50.} sì
quanto al vivo, sì quanto alla imitazione che ne fa qualsivoglia
3085 arte, la poesia ec. Ora egli è tutto il contrario
in natura. Perciocchè la delicatezza, non solo relativamente, cioè quella tal
delicatezza che la nostra imaginazione e il nostro concetto del bello esige
nelle forme umane, e quel tal grado e misura ch'esso concetto n'esige, ma la
delicatezza assolutamente, è per natura, brutta nelle forme umane, cioè
sconveniente a esse forme. Giacchè l'uomo per natura doveva essere, e l'uomo
naturale è tutto il contrario che delicato di forme. Anzi rozzissimo e
robustissimo, come quello che dalla necessità di provvedere a' suoi bisogni
giornalmente, è costretto alla continua fatica, e dal sole e dalle intemperie
degli elementi è abbronzato e irruvidito. E la delicatezza gli nuocerebbe; onde
s'egli pur {accidentalmente} sortisce una persona
delicata dalla nascita, questo è un male e un difetto fisico per lui, e quindi
una sconvenienza e bruttezza fisica,
3086 come lo sono
tanti altri difetti corporali che sì l'uomo naturale come il civile (e così gli
altri animali e vegetabili) si porta dalla nascita, non per legge e per regola
generale della natura umana, ma per circostanze irregolari e per accidente
individuale o familiare o nazionale ec. Per le quali cose è certissimo che
nell'idea che l'uomo naturale si forma della bellezza fisica della sua specie,
non entra per nulla la delicatezza, la quale per tutte le nazioni civili in
tutti i secoli fu ed è indispensabile parte di tale idea. Anzi per lo contrario
è certissimo che la delicatezza per l'uomo naturale entra nell'idea della
bruttezza umana fisica. Che se l'uomo naturale non esigerà nelle forme feminili
tanta rozzezza quanta nelle maschili, non sarà già ch'egli vi esiga la
delicatezza, nè anche ch'egli concepisca per niun modo la delicatezza come bella
nel sesso femminile; anzi per lo contrario egli esigerà
3087 nelle forme donnesche tanta robustezza quanta è compatibile colla
natura di quel sesso, e tanto più belle stimerà quelle forme quanto più
mostreranno di robustezza senza uscir della proporzione del sesso. E se la
robustezza uscirà di tal proporzione, ei la condannerà, non come opposta alla
delicatezza, quasi che la delicatezza fosse parte del bello, ma senza niuna
relazione alla delicatezza, la condannerà come sproporzionata e fuor
dell'ordinario in quel sesso. Laddove per lo contrario le nazioni civili esigono
nelle forme donnesche tanta delicatezza quanta possa non uscir della
proporzione, e piuttosto ne lodano l'eccesso che il difetto. E quando ne
condannano l'eccesso, lo condannano solo in quanto eccesso, non in quanto di
delicatezza, {+nè in quanto opposto alla
grossezza e rozzezza}; laddove l'uomo naturale condannando la
soverchia robustezza non la condanna come robustezza, ma come soverchia secondo
le proporzioni ch'egli osserva nel generale.

[3088,1]
3088 Ecco dunque l'idea universale di tutte le nazioni
ed epoche civili circa il bello umano (ch'è pur quel bello intorno a cui gli
uomini convengono naturalmente più che intorno alcun altro) dirittamente opposta
a quella dell'uomo naturale, quanto alla parte che abbiamo considerata. Dicasi
ora che l'idea del bello è naturale ed insita, non che universalmente conforme,
eterna, immutabile.
[3088,2] E in questa differenza d'idee che abbiamo notata,
qual è più conforme alla natura umana, più derivante dalla natura, e (se qui
avesse luogo la verità) qual è più vera, più giusta, più ragionevole? Certo
quella dell'uomo naturale. Dunque non si dica, come diciamo di tanti altri in
tante occasioni, ch'egli non concorda con noi circa il bello, perchè non ne ha
il fino senso, nè la mente atta a concepire il vero bello ideale. (Il che noi diremo, cred'io, ancora degli
Etiopi, il cui bello ideale umano è
nero e non bianco, rincagnato, di labbra grosse, lanoso.) Come mai può esser
bella in una
3089 specie di animali la debolezza, la
pigrizia? E pur tale ella è nell'uomo appo tutte le nazioni civili, perocchè la
delicatezza non è senza l'una e l'altra, e da esse fisicamente nasce, e le
dimostra necessariamente all'intelletto.
[3089,1] Sentimento e giudizio degli uomini di campagna circa
la bellezza umana e la delicatezza. - Il qual sentimento e giudizio è certamente
per le dette ragioni più giusto del nostro. Del nostro, uomini di fino senso e
gusto, e profondi conoscitori del bello, è più naturale e quindi più giusto il
sentimento e il giudizio di spiriti grossi, rozzi, inesercitati, ignoranti.
[3089,2] Quel che si è detto della delicatezza, dicasi di
altre molte qualità che per consenso di tutti i secoli e popoli civili denno
trovarsi nelle forme dell'uomo per esser belle; e che per natura non si
trovavano, o non doveano trovarsi nelle forme dell'uomo,
3090 o vi si trovavano e dovevano trovarvisi le contrarie. Perocchè
siccome l'animo e l'interiore dell'uomo e quindi i costumi e la vita, così anche
le forme esteriori sono, in molte qualità, rimutate affatto da quel ch'erano
negli uomini primitivi. E intorno a tutte queste qualità, il sentimento e il
giudizio di tal uomini circa la bellezza umana corporale, differisce o
espressamente contraddice a quello di tutte le nazioni ed epoche civili
universalmente; e sempre è più ragionevole. (4. Luglio[Agosto] 1823.)