6. Settembre. 1823.
[3366,1] La lingua latina s'introdusse, si piantò e rimase in
quelle parti d'europa nelle quali entrò anticamente e si stabilì la civilizzazione.
Ciò non fu che nella Spagna e nelle Gallie.
Quella fino dagli antichi tempi produsse i Seneca, Quintiliano, Columella, Marziale ec. poi Merobaude, S. Isidoro ec. e
altri moltissimi di mano in mano, i quali divennero letterati e scrittori
latini, senza neppure uscire, come quei primi, dal loro paese, o quantunque in
esso educati, e non, come quei primi, in Roma. Le Gallie
produssero Petronio Arbitro, {Favorino ec.}
poi Sidonio, S. Ireneo ec. La civiltà v'era già innanzi i romani
stata introdotta da coloni greci. Di più la corte latina v'ebbe sede per alcun
tempo. La Germania benchè soggiogata anch'essa da' Romani, e parte dell'impero
latino, non diede mai adito a civiltà nè a lettere, nè a' buoni nè a'
mediocri nè a' cattivi tempi di quell'impero. Ella fu sempre barbara. Non si
conta fra gli scrittori latini di veruna latinità
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(se non dell'infimissima) niuno che avesse origine germanica o fosse nato in
Germania, come si conta pur quasi di tutte l'altre provincie e parti
dell'impero
romano. Quindi è che la Germania benchè suddita
latina, benchè vicina all'italia, anzi confinante,
come la Francia, e più vicina assai che la Spagna, non ammise l'uso
della lingua latina, e non parla latino {(cioè una lingua dal
latino derivata),} ma conserva il suo antico idioma. (Forse anche fu
cagione di ciò e delle cose sopraddette, che la Germania non fu mai
intieramente soggiogata, nè suddita pacifica, come la Spagna e le Gallie, sì per la
naturale ferocia della nazione, sì per esser ella sui confini delle romane
conquiste, e prossima ai popoli d'europa non conquistati, e
nemici de' romani, e sempre inquieti e ribellanti, onde ad essa ancora nasceva e
la facilità, e lo stimolo, e l'occasione, e l'aiuto e il comodo di ribellare).
Senza ciò la lingua latina avrebbe indubitatamente spento la teutonica, nè di
essa resterebbe maggior notizia o vestigio che della celtica e dell'altre che la
lingua latina spense affatto in Ispagna e in
3368
Francia.
Delle quali la teutonica non doveva mica esser più dura nè più difficile a
spegnere. Anzi la celtica doveva anticamente essere molto più colta e perfetta o
formata che la teutonica, il che si rileva sì dalle notizie che s'hanno de'
popoli che la parlarono, e delle loro istituzioni (come de' Druidi, de' Bardi,
cioè poeti ec.), e della loro religione, costumi, cognizioni ec. sì da quello
che avanza pur d'essa lingua celtica, e de' canti bardici in essa composti ec.
L'inghilterra par che ricevesse fino a un certo segno l'uso della
lingua latina, certo, se non altro, come lingua letterata e da scrivere. {Il latino si
stabilì in Inghilterra a un di presso come il greco nell'alta Asia, e
l'italiano in Dalmazia, nell'isole greche e siffatti dominii de' Veneziani:
cioè come lingua di qualunque persona colta e della scrittura, ma non
parlata dal popolo, benchè forse intesa. Così il turco in grecia ec.} Ella
ha pure scrittori non solo dell'infima, ma anche della media latinità, come Beda ec. Ma era già troppo tardi, sì
perchè la lingua latina era già corrotta e moribonda per tutto, anche in italia sua
prima sede, sì perchè l'impero latino era nel
caso stesso. Quindi i Sassoni facilmente distrussero la lingua latina in inghilterra,
ancora inferma e mal piantata, propria solo dei dotti (com'io credo), e le
sostituirono la
3369 teutonica, trionfando allo stesso
tempo (almeno in molta parte dell'isola) anche dell'idioma nazionale, indigeno,
ἐπιχώριος e volgare, cioè del celtico ec., al qual trionfo doveva pure aver già
contribuito la lingua latina, soggiogata poi anch'essa, e più presto ed
interamente dell'indigena, da quella de' conquistatori. Laddove nelle Gallie i
Franchi non poterono mica introdurre la lingua loro, benchè conquistatori, nè
estirpar la latina, ben radicata, e per lunghezza di tempo, e perchè insieme con
essa erano penetrati e stabiliti nelle Gallie, i costumi, la
civiltà, le lettere, la religione latina, e perchè {quivi} detta lingua non era già propria ai soli dotti, ma comune al
volgo, ond'essi conquistatori l'appresero, e parlata ec. Così dicasi de' Goti,
Longobardi ec. in italia; de' Vandali {ec.} in Ispagna. Che
se la lingua latina in italia, in Francia, in
ispagna,
trionfò delle lingue germaniche benchè parlate da' conquistatori, può esser
segno ch'ella ne avrebbe pur trionfato nella Germania ov'elle
parlavansi da' conquistati, se non l'avessero impedito le cagioni dette di
sopra. Perocchè si vede che la lingua latina trionfava
3370 dell'altre, non tanto come lingua di conquistatori e padroni,
superante quella de' conquistati e de' servi, nè come lingua indigena o
naturalizzata, superante le forestiere, avventizie e nuove; quanto come lingua
colta e formata, superante le barbare, incolte, informi, incerte, imperfette,
povere, insufficienti, indeterminate. Altrimenti non sarebbe stato, come fu,
impossibile ai successivi conquistatori d'Italia, Francia, Spagna, il far quello che i
latini ne' medesimi paesi, conquistandoli, avevano fatto; cioè l'introdurre le
proprie lingue in luogo di quelle de' vinti. Nel mentre che i Sassoni in inghilterra,
certo nè più civili nè più potenti de' Franchi, de' Goti, {de' mori,} ec., i Sassoni, dico, in inghilterra, e poscia i
Normanni, trionfavano pur senza pena delle lingue indigene di quell'isola,
perchè mal formate ancor esse, benchè non affatto barbare, ed {anzi} (p. e. la celtica) più colte ec. delle loro. Ma
queste vittorie della lingua latina sì nell'introdursi fra' conquistati, e
forestiera scacciare le lingue indigene; sì nel mantenersi malgrado i
conquistatori, e in luogo di cedere, divenir propria anche di questi, si
dovettero, come ho detto, in grandissima parte, alla civiltà dei
3371 costumi latini e alle lettere latine con essa
lingue[lingua] introdotte o conservate: di
modo che detta lingua non riportò tali vittorie, solamente come colta e perfetta
per se, ma come congiunta ed appartenente ai colti e civili costumi, opinioni e
lettere latine. Perocchè, come ho detto, sempre ch'ella ne fu disgiunta, cioè
dovunque la civiltà e letteratura latina, e l'uso del viver latino, o non
s'introdusse, o non si mantenne, o scarsamente s'introdusse o si conservò; nè
anche s'introdusse la lingua latina, come in Germania, o non si
mantenne, come accadde in Inghilterra. E ciò si vede
non solo in queste parti d'europa, che non ammisero la
civiltà latina per eccesso di barbarie, o che non ammettendola, restarono
barbare; ma eziandio in quelle dove una civiltà ed una letteratura indigena
escluse la forestiera, in quelle che non ammettendo i costumi nè le lettere
latine, restarono però, quali erano, civili e letterate, cioè nelle nazioni
greche. Le quali non ricevendo l'uso del viver latino, non ricevettero neppur la
lingua, benchè la sede dell'
3372
impero
romano, e Roma e il Lazio,
per così dire, fossero trasportate e lunghissimi secoli dimorassero nel loro
seno. Ma la Grecia contuttociò non parlò mai nè scrisse latino, ed ora non parla
nè scrive che greco. Ed essa era pur la parte più civile d'europa, non esclusa la
stessa Roma, al contrario appunto della Germania. Sicchè da
opposte, ma analoghe e corrispondenti e ragguagliate e proporzionate, cagioni,
nacque lo stesso effetto.
[3372,1] Tutto ciò che ho detto dell'Inghilterra si rettifichi
consultando gli storici, e quello che altrove ho scritto [pp. 994-95]
[p.
1014]
[pp.
1033-34]
[p.
2875] circa l'uso della lingua latina in quel paese e nella Scozia e
nell'Irlanda. (6. Settembre. 1823.).