«20. Sett. 1823. vigilia della Festa di Maria Santissima Addolorata.21. Sett. 1823. Festa di Maria Santissima Addolorata.»
20. Sett. 1823. vigilia di Maria SS. Addolorata.
[3482,1] Ne' tragici greci (così negli altri poeti o
scrittori antichi) non s'incontrano quelle minutezze, quella particolare e
distinta descrizione e sviluppo delle passioni e de' caratteri che è propria de'
drammi (e così degli altri poemi e componimenti) moderni, non solo perchè gli
antichi erano molto inferiori a' moderni nella cognizione del cuore umano, il
che a tutti è noto, ma perchè gli antichi nè valevano gran fatto nel dettaglio,
nè lo curavano, anzi lo disprezzavano e fuggivano, e tanto era impropria degli
antichi l'esattezza e la minutezza quanto ella è propria e caratteristica de'
moderni. Ciò nel modo e per le ragioni da me spiegate altrove pp. 1482-83.
[3482,2] Oltre di ciò i moderni ne' drammi vogliono
interessare col mettere i lettori o uditori in relazione coi personaggi di
quelli, col far che i lettori
3483 ravvisino e
contemplino se stessi, il proprio cuore, i propri affetti, i proprii pensieri,
le proprie sventure, i proprii casi, le proprie circostanze, i proprii
sentimenti, ne' personaggi del dramma, e nel loro cuore, affetti, casi, ec.
quasi in un fedelissimo specchio. Si può esser certi che l'intenzione de' greci
tragici, massime de' più antichi, fu tutt'altra, e in certo senso contraria.
Questo effetto era troppo debole, molle, intimo, recondito, sottile, perchè o i
poeti antichissimi fossero capaci di proporselo, o i loro uditori di provarlo, o
provato, di compiacersene. Secondo la natura de' popoli e de' tempi meno civili,
gli spettatori cercavano e i poeti si proponevano nel dramma un effetto molto
più forte e gagliardo ed éclatant, delle sensazioni
molto più fiere, più energiche, più prononcées; delle
impressioni molto più grandi; ed al tempo stesso meno interiori e spirituali,
più materiali ed estrinseche. I tragici greci cercarono lo straordinario e il
maraviglioso delle sventure e delle passioni, appresso a poco come fa oggi Lord Byron (con molta
maggior cognizione però dell'une
3484 e dell'altre);
tutto l'opposto di quel che si richiedeva per metterle in relazione, in
conformità, e d'intelligenza, con quelle degli uditori. Sventure e casi orribili
e singolari, delitti atroci, caratteri unici, passioni contro natura, furono i
soggetti favoriti de' tragici greci. Tale per certo si fu l'intenzion loro,
sebbene la scelta l'invenzione l'immaginazione non sempre corrispondesse
pienamente all'intento, e talor più talor meno, in chi più in chi meno. Ma
generalmente parlando, e massime, torno a dire, i più antichi tragici greci,
cercarono o amarono di preferenza il sovrumano de' vizi e delle virtù, delle
colpe e delle belle o valorose azioni, de' casi, delle fortune: al contrario
appunto de' moderni tragici che cercano in tutto questo il più umano che
possono. Quindi coloro si rivolsero per lo più al favoloso, quindi il
corrispondente apparato della scena e degli attori; quindi non solo il soggetto
ma il modo di trattarlo, di condurre il dramma, d'intrecciarlo, di recare lo
scioglimento dovettero corrispondere al fine del poeta e dell'uditorio, che era
in questo di ricevere in quello di produrre una sensazione delle più vive,
3485 delle più poetiche ec.; quindi anche gli episodii
dovettero corrispondere alla natura di tale scopo e di tal dramma; quindi le
furie introdotte nel teatro (nelle Eumenidi di Eschilo), che fecero abortir le donne e agghiacciare i
fanciulli (v. Fabric.
Barthelemy ec.); quindi i soggetti per lo più lontani o di
tempo, {o} di luogo, di costumi ec. dagli spettatori,
benchè tanti soggetti poetici offrisse ai tragici greci la storia, non pur {+nazionale ma patria, e non pur}
patria, ma contemporanea ec. ec.; {+quindi le inverisimiglianze d'ogni genere, i salti, le improvvisate, (fatte
per verità con meno arte, {varietà ec.} che non
farebbero i moderni e che non si fa ne' moderni drammi e romanzi
d'intreccio), l'intervento sì frequente degli Dei o semidei ec. ec.} I
moderni drammatici come gli altri poeti, come i romanzieri ec. si propongono di
agir sul cuore, ma gli antichi tragici, non men che gli altri antichi, sulla
immaginazione. Questa osservazione, che non si può negare, basta a far giudizio
quanto debbano essenzialmente differire i caratteri dell'antico e del moderno
dramma, con che diversi canoni si debba giudicar dell'uno e dell'altro, quanto
sia assurdo il tirar le moderne poesie drammatiche a parallelo d'arte ec. colle
antiche, quasi appartenessero a uno stesso genere, ch'è falsissimo. Gli antichi
tragici non vollero altro che por sotto gli occhi e {{l'immaginazione}} degli spettatori quasi un volcano ardente o altro
3486 tale terribile fenomeno o singolarità della
natura, che niente ha che fare con quelli che lo riguardano. Essi
rappresentavano così quelle sciagure, quelle colpe, quelle passioni, quelle
prodezze, come meteore spaventevoli che gli spettatori potessero contemplare
senza pericolo di nocumento, provando il piacer della maraviglia, e dello
spaventoso impotente a nuocere, senza però trovare nè dover trovare alcuna
conformità o somiglianza fra esse sciagure ec. e le lor proprie, o quelle de'
loro conoscenti, anzi neppur de' loro simili e degl'individui della loro
specie.
[3486,1] Da queste osservazioni si dee raccogliere per qual
ragione non si trovi, e come sia vano il cercare e più il pretendere di trovare
nelle antiche tragedie que' dettagli quelle gradazioni quella esattezza nella
pittura e nello sviluppo e condotta delle passioni e de' caratteri, che si
trovano nelle moderne; anzi neppur cosa alcuna di simile o di analogo.
[3486,2] Queste osservazioni possono in parte applicarsi
anche alle antiche commedie, massime a quella
3487 che
in Atene si usò da principio e che poi fu chiamata
propriamente antica, ἀρχαία. Neppur questa mirava a mettere i personaggi in
relazione cogli spettatori, se non con alcuni in particolare, che in essa erano
espressamente rappresentati in caricatura. Ancor essa mirava ad agir
sull'immaginazione, intento affatto alieno dalla moderna commedia, ed anche da
quella che fu chiamata in grecia la commedia nuova νέα, o
seconda δευτέρα, ch'è del genere di Terenzio, traduttor di Menandro, che ne fu il principe. Quindi nell'antica commedia le invenzioni strane, non naturali,
poetiche, fantastiche; i personaggi allegorici, come la Ricchezza ec.; le rane,
le nubi, gli uccelli; le inverisimiglianze, le stravaganze, {gli Dei, i miracoli ec.} Le antiche commedie non erano propriamente azioni (δράματα), ma satire
immaginose, fantasie satiriche, drammatizzate, ossia poste in dialogo; come
quelle di Luciano, conformi in tutto
alle antiche commedie, se non quanto
all'estensione, alla personalità, ed altre tali non qualità ma circostanze {estrinseche,}
{accidentali, arbitrarie ec.} che non toccano alla
natura del genere ec. (20. Sett.
3488 1823.
Vigilia di Maria SS.
Addolorata.)