24. Sett. 1823.
[3509,1] Niente d'assoluto. - Veggasi il pensiero antecedente, {#1. in particolare p. 3498-9. margine.} nel quale si dimostra che {nè} l'uomo nè alcun vivente non desidera neppur la
felicità assolutamente, ma relativamente, e solo s'ella conviene alla di lui
propria natura, ed è richiesta dal di lui modo {particolare} di essere ec. e in quanto ella sia tale. ec. Nè perchè
una cosa sia felicità, per questo solo ei la desidera, nè si compiace nello
sperarla, quando ella non convenga al suo modo di essere ec. - {Si può però dire per un lato, che l'uomo
desidera la felicità assolutamente. Veggasi la p. 3506. Ei non desidera tale o tale felicità,
s'a lui non conviene: e dovendo desiderare una tale felicità, ei non può desiderar se non la
conforme e propria al suo modo di essere. Ma la felicità assolutamente e
indeterminatamente considerata, e s'ei così la considera, ei non può non
bramarla, cioè in quanto felicità semplicemente.} Di qual cosa par che
si possa ragionare più assolutamente che della lunghezza o estensione di una
data porzione di tempo? la quale si misura {esattamente} coll'oriuolo, e si divide
3510
perfettamente in parti anche minutissime, non col pensiero solo, ma con
gl'istrumenti da ciò, e come fosse quasi materia, e queste parti si annoverano e
si raccolgono, e il loro numero si conosce colla certezza che dà l'aritmetica.
Ora egli è certissimo che la lunghezza di una medesima quantità di tempo ad
altri è {veramente} maggiore ad altri minore, e ad un
medesimo individuo può essere, ed è, quando maggiore quando minore. Onde può
dirsi con verità che una medesima data porzione di tempo or dura più or meno ad
un medesimo individuo, ed a chi più a chi meno. Lasciamo stare che il tempo
disoccupato, annoiato, {incomodato,} addolorato e
simili, riesce e si sente esser più lungo che quel medesimo o altrettanto spazio
di tempo, occupato, dilettevole, passato in distrazione e simili; {#1. Nella rimembranza è molte volte il
contrario, che più corto pare il tempo passato senza occupazione e uniformemente, perchè allora nella
memoria l'una ora l'un dì si confonde e quasi sovrappone coll'altro, in modo
che molti paiono un solo, non avendovi differenza tra loro, nè moltitudine
di azioni o passioni che si possa numerare, l'idea della qual moltitudine si
è quella che produce l'idea della lunghezza del tempo, massime passato ec.
Ma di questo pensiero {+altrove s'è
scritto}
[pp.368-69]} e ciò ad un medesimo individuo, o a diversi
individui d'una sola specie in un tempo medesimo, o in tempi di
versi[diversi]. Lasciando questo, si osservi che
agli animali i quali vivono meno dell'uomo per lor natura, a quelli che vivono
al più trent'anni, venti, dieci, cinqu'anni,
3511 un
anno solo, alcuni mesi, un solo mese, alcuni giorni soltanto (chè egli v'ha
{effettivamente} animali {{che
rispondano}} a tutte queste differenze di durata, e a cento e
mill'altre intermedie); a questi animali, dico, una data porzione di tempo è
veramente più lunga e dura più che all'uomo, e tanto più quanto la lor vita
naturale è più corta; e l'idea che ciascun d'essi si forma ed acquista
naturalmente della durata {e quantità} di una tal
porzione qualunque di tempo, è assolutamente maggiore di quella che l'uomo
concepisce; {{e maggiore}} in ragione esattamente
inversa della lunghezza ordinaria del viver loro. E s'egli è vero {+come dicono,}
che nel fiume Apanis nella
Scizia vi abbia degli animaletti, tra i quali, quei, i
quali essendo nati il mattino, muojono la sera, sono i più vecchi, e
muojono carichi di figli, di nipoti, di pronipoti, e di anni, a lor
modo
*
(Genovesi, Meditazioni filosofiche
sulla Religione e sulla Morale. Meditaz. 1. Piacere
dell'esistenza. § o articolo 12. Bassano, Remondini 1783. p. 26. Vedilo
dall'articolo 11. al fine della Meditazione);
3512 se questo, dico, è vero (che ben può essere, {#1. Se non è, può essere, e al nostro caso tanto è il
poter essere quanto l'essere in fatto. Immaginiamo, se non è, che sia, e
come di un'ipotesi discorriamo di quello che necessariamente seguirebbe se
così fosse. Essendo l'ipotesi possibilissima e similissima al vero,
l'argomento avrà la medesima forza, e tanto nel caso presente varrà e
proverà l'immaginazione e la supposizione, quanto la verità, tanto il
supposto e l'immaginato quanto il vero ed effettivo.} e se non d'essi
animaletti, d'altri, visibili o invisibili; e se no, discorrasi
proporzionatamente di quelli che, come di certo si sa, vivono pochissimi
giorni), egli è certissimo che l'idea che questi animali si formano e
naturalmente acquistano della durata e quantità p. e. di una mezz'ora di tempo,
è tanto maggiore della nostra idea, che noi non possiamo pur concepire il
quanto. E veramente una mezz'ora dùra per essi indefinibilmente più che per noi,
stante la rapidità delle loro azioni, {sensazioni,}
passioni ed eventi; il velocissimo succedersi di questi, gli uni agli altri; la
inconcepibile prontezza del loro sviluppo; la rapidità, per così dire, della lor
vita ed esistenza; e stante ch'essi in una mezz'ora, in un minuto, vivono ed
esistono, si può ben dire, assai più che noi nè gli altri più macrobii animali, in quel medesimo spazio, non fanno;
e la loro esistenza in un minuto è veramente di quantità e d'intensità ec.
maggiore che la nostra non è, in altrettanto spazio, e che noi non possiamo pure
immaginare. In contrario senso ragionisi dell'idea che dovettero aver gli uomini
naturalmente della durata e quantità di una data porzione di tempo, quando la
3513 la lor vita naturale era strabocchevolmente
più lunga della presente; e proporzionatamente dell'idea che debbono averne le
nazioni (se ve n'ha) che vivono ordinariamente più di noi (siccome v'ha certo di
quelle che vivono meno, e prestissimo giungono alla maturità, e ciò ne' climi
caldi, come nell'America meridionale, ove le donne si maritano di 10 o 12 anni, e tra
gli orientali ec. {V. p.
3898.} e vedi a questo proposito l'Indica di Arriano, c. 9. sect. 1-8. e
Plinio se ha nulla ec.); e dell'idea che n'hanno gli
animali più longevi dell'uomo, come l'elefante, il cervo, la cornice, la
tartaruga, alla quale pigrissima e tardissima nelle sue operazioni, la natura
diede, non lunghissima vita, ma moltissimi anni. E dico, non lunghissima vita,
perch'ella stante la tardità de' suoi movimenti ed azioni, alla quale
corrisponde quella del suo incremento e sviluppo naturale ec. e di tutta la sua
natura, vive ed esiste in un dato spazio di tempo assai meno che l'uomo in
altrettanto spazio non fa. E così proporzionatamente gli altri animali più
longevi di noi. E dalle suddette osservazioni si raccoglie che la somma {e quantità} della vita, e però la
3514 durata e lunghezza della medesima, è generalmente e appresso a
poco altrettanta in effetto negli animali ed esseri brachibiotati, che ne' macrobiotati e
negl'intermedii, e niente {minore,} e così viceversa.
Onde la durata di un medesimo spazio di tempo è naturalmente e generalmente
{e costantemente}
{+salve le varie circostanze della vita
di una stessa specie e individuo, accennate di sopra, come la noia, il
piacere ec. che variano l'idea e 'l sentimento della durata ec. sempre però
dentro i limiti e la proporzione e in rispetto dell'idea d'essa durata,
propria particolarmente della specie per sua natura ec.} per gli uni
maggiore per gli altri minore ec. e non si può determinare ec. nè giudicarne
assolutamente come noi facciamo ec. (24. Sett. 1823.).