9. Ott. 1823.
[3638,3]
Primos in orbe deos fecit timor.
*
Intorno a ciò
altrove p. 2208
pp. 2387-89. Or si aggiunga, che siccome quanto è maggior l'ignoranza
tanto è maggiore il timore, e quanta più la barbarie tanta {è} più l'ignoranza, però si vede che le idee de' più barbari e
selvaggi popoli circa la divinità, se non forse in alcuni climi tutti piacevoli,
sono per lo più spaventose ed odiose, come di esseri tanto di noi invidiosi e
vaghi del nostro male quanto più forti di noi. Onde le immagini ed idoli che
costoro si fabbricano de' loro Dei, sono mostruosi e di forme terribili, non
solo per lo poco artifizio di chi fabbricolle, ma eziandio perchè tale si fu la
intenzione e la idea dell'artefice. E vedesi questo medesimo anche in molte
nazioni che benchè lungi da civiltà pur non sono senza cognizione ed
3639 uso sufficiente di arte in tali ed altre opere di
mano ec. come fu quella de' Messicani, {#1.
i cui idoli più venerati eran pure bruttissimi e terribilissimi d'aspetto
{come} d'opinione. Molte nazioni selvagge, o
ne' lor principii, riconobbero per deità questi o quelli animali più forti
dell'uomo, e forse tanto più quanto maggiori danni ne riceveano, e maggior
timore ne aveano, e minori mezzi di liberarsene, combatterli, vincerli ec.
La forza superiore all'umana è il primo attributo riconosciuto dagli uomini
nella divinità. V. p.
3878.} E certo egli è segno di civiltà molto cresciuta e bene
istradata il ritrovare in una nazione e la idea e le immagini o simboli o
significazioni della divinità, piacevoli o non terribili. Come fu in
Grecia, sebben molto a ciò dovette contribuire la
piacevolezza e moderatezza di quel clima, che nulla o quasi nulla offre mai di
terribile. Perocchè le forze della natura vedute negli elementi ec.,
riconosciute per superiori di gran lunga a quelle degli uomini, e, a causa
dell'ignoranza, credute esser proprie di qualche cosa animata e capace, come
l'uomo, di volontà, poichè è capace di movimento, di muovere ec.; sono state le
cose che hanno suscitata l'idea della divinità (perchè gli uomini amano e son
soliti di spiegar con un mistero un altro mistero, e d'immaginar cause
indefinibili degli effetti che non intendono, e di rassomigliare l'ignoto al
noto; come le cause ignote de' movimenti naturali, alla volontà ed all'altre
forze note che producono i movimenti animali ec.), ond'è ben naturale che tale
3640 idea corrispondesse alla natura di tali
effetti, e fosse terribile se terribili, moderata se moderati, piacevole se
piacevoli ec. e più e meno secondo i gradi ec. Se non che nell'idea primitiva
dovette sempre prevalere o aver gran parte il {terribile,} perchè essendo l'uomo naturalmente inclinato più al
timore che alla speranza, {#1. come altrove
in più luoghi pp. 458-59
pp. 1303-304
pp. 2206-208
pp. 3433-35} una forza superiore
affatto all'umana, dovette agl'ignoranti naturalmente aver sempre del
formidabile. Oltre che in ogni paese v'ha tempeste, benchè più o meno terribili
ec. E tra le varie divinità di una nazione che ne riconosca più d'una, di una
mitologia ec., le più antiche son certamente le più formidabili e cattive, e le
più amabili e benefiche ec. son certamente le più moderne. {Le nazioni più civilizzate adoravano gli animali utili,
domestici, mansueti ec. come gli egizi il bue, il cane, o loro immagini. Le
più rozze, gli animali più feroci, o loro sembianze (v. la parte 1. della Cron. del
Peru di Cieça,
cap. 55. fine. car. 152. p. 2.). Quelle p. e. il sole o solo o principalmente, queste, o sola o principalmente la tempesta ovvero ec. ec.
{+E a proporzione della rozzezza
o civiltà, gli Dei ec. malefici e benefici erano stimati più o men
principali e potenti, ed acquistavano o perdevano nell'opinione e
religion del popolo, e nelle mitologie, e riti ec.}
V. p. 3833.} Come della
mitologia greca e latina ec. senza dubbio si dee dire. Infatti anche
indipendentemente da questa osservazione, s'hanno argomenti di fatto per
asserire che {p. e.}
Saturno, Dio
crudele e malefico, {#2. e rappresentato
per vecchio, brutto, e d'aspetto come d'indole e di opere, odioso,} fu
l'uno de' più antichi Dei della Grecia o della nazione
onde venne la greca e latina mitologia, e più antico di Giove ec. Effettivamente la
detta mitologia favoleggia che Saturno regnò prima di Giove,
3641 e da costui fu privato del regno. La qual favola o volle
espressamente significare la mutazione delle idee de' greci ec. circa la
divinità, e il loro passaggio dallo spaventoso all'amabile ec. cagionato dal
progresso della civiltà, e decremento dell'ignoranza; o (più verisimilmente)
ebbe origine e occasione da questo passaggio, di essere inventata
naturalmente.
[3641,1] Del resto, ho detto altrove p. 2208
pp.
2387-89
pp.
2669-70 che dalla considerazione della divinità come formidabile,
odiosa, odiatrice, nemica ec. nacque l'uso de' sacrifizi {{cruenti,}} comune alla massima parte degli antichi popoli e de'
selvaggi ch'ebbero o hanno una qualunque religione o tintura di religione. Ora è
da notare che detti sacrifizi furono e sono tanto più crudeli, quanto i detti
popoli furono o sono più barbari e ignoranti, perchè tanto più crudele, nemica,
maligna, odiosa, terribile e' si figuravano o si figurano la divinità. Onde per
placarla e soddisfarla, tormentano le vittime, volendo pascere il di lei odio e
sfamarlo, acciocch'esso risparmi i sacrificatori. E perciò ne' più antichi tempi
de' greci e de' latini, {#1. così de' Galli
a' tempi e nella religione de' Druidi, tra' Celti ec.} furono propri
di questi popoli
3642 ancor barbari {e ignoranti,} i sacrifizi d'uomini (che poi per l'uso durarono anche
fino a tempi più civili), e lo sono e furono d'altri moltissimi popoli selvaggi;
come che con tali sacrifizi meglio si soddisfacesse l'ira e l'odio della
divinità verso gli uomini, cioè verso quel tal genere che a lei facea sacrifizi.
E non pur d'uomini nemici, che non sarebbe gran meraviglia (uso anch'esso
comunissimo tra' selvaggi), o di colpevoli e malvagi, ma eziandio nazionali e
probi, benchè questi sacrifizi sieno e fossero meno frequenti di quelli di
nemici o di rei. Qua si può riferire lo spontaneo sacrifizio e devozione (cioè esecrazione di se
stessi ec.) di Codro, de' Decii, di Curzio (s'è vero) e simili. Tutti appartenenti a' più
antichi e barbari tempi della Grecia e di
Roma, nè mai rinnovati ne' tempi civili appo l'una nè
l'altra nazione.
[3642,1] È da considerare ancora che tra' selvaggi e tra'
barbari antichi o moderni ch'ebbero o hanno più divinità, altre più odiose,
altre meno, altre amabili e buone {ec.;} le più
venerate e colte con sacrifizi e riti e cerimonie {e
preci} ec. sono o furono le più cattive,
3643
terribili, odiose, brutte a vedere ec. perchè il timore è più forte, valevole,
efficace, attivo che la speranza e l'amore. Al contrario accadde e accade ne'
men barbari ec. e tanto più quanto men barbari, e {altresì} in quelle medesime nazioni in tempi più civili, e a
proporzione degl'incrementi della civiltà e delle conoscenze e del lume della
ragione ec. e de' progressi dello spirito umano. L'una e l'altra di queste
verità è dimostrata dalla storia, dalle notizie dell'antichità, e dalle
relazioni de' viaggiatori ec. V., fra gli altri mille, D. Ant. de Solìs, Historia de la Conquista de
Mexico L. 1. c. 15. p. 43. 45. L. 3. c. 13. p. 236-8.
Madrid 1748.
(9. Ott. 1823.).