13. Nov. 1823.
[3878,1]
Alla p. 3639.
marg. Esseri più forti dell'uomo; ecco i primi Dei adorati dagli
uomini, o da loro riconosciuti e immaginati e considerati per tali; ecco la
prima idea della divinità. E come i più forti per lo più {+anzi, naturalmente e primitivamente, sempre} si
prevalgono di questo, come di ogni altro, vantaggio, in loro proprio bene, e
quindi sovente in danno de' più deboli, e però essi sono, appunto in quanto più
forti, malefici e formidabili ai più deboli; e come gli stessi individui umani,
massime nella società primitiva e selvaggia (che fu quella in cui nacque
3879 l'idea della Divinità) così ne usavano {e ne usano} verso i più deboli per qualunque lato, sì
loro simili, sì d'altre specie; quindi nell'idea primitiva della Divinità che
consisteva nella maggior forza e soprumana, dovette necessariamente entrare
l'idea della maleficenza e della terribilità, naturali effetti e conseguenze e
compagne della maggior forza. Anche gli uomini ch'erano o erano stati
straordinariamente superiori e più forti degli altri, sia di forza corporale,
sia di quella che nasce da qualunqu'altro vantaggio, ancorchè malefici, temuti e
odiati, furono non di rado nelle società primitive, e lo sono forse ancora nelle
selvagge, divinizzati sì nell'idea, sì talora nel culto, vivi o morti; e questo
si può anche riconoscere presso i critici che indagano le origini della stessa
mitologia greca, men feroce {e terribile e odiosa,}
anzi più molle ed umana e ridente e amena {e vaga e
graziosa} ed amabile di tutte l'altre ec. (13. Nov.
1823.).