22. Ott. 1823.
[3754,1]
Alla p. 3728.
Quest'uso latino di mutare {alle volte} il primo n in g, quando
concorrerebbero due n, uso che si vede in agnatus, cognatus, cognosco, ignosco, ignotus, ignobilis, ignarus, ignavus ec. per annatus, connatus, (che
anche si trova), connosco, innosco, innotus (v. Forc.) innobilis, innarus
innavus (che sarebbero come innocens, innumerus, innobilitatus) ec. ec. (p.
3695.) {Agnomen, agnomentum ec. cognomen ec. ignotitia
(p. innotitia), tutti derivati da noo. Ignoro ec.}
corrisponde all'uso della pronunzia spagnuola che suol mutare in gn il doppio n delle parole
latine o qualunque (come año, caña per canna ec.), e che generalmente
3755 rappresenta il suo gn
col carattere ñ che è il segno di un doppio n. (Se però i latini pronunziavano ig-navus ec. come a p. 2657., l'uso spagnuolo di dir agno per annus ec. non ha
che far niente col lat. ig-navus per innavus. Tuttavia può pur avervi
che fare, in quanto anche appo gli spagnuoli quell'año
ha sempre una pronunzia di g).
[3755,1] Del resto non solo nel concorso delle due n, ma anche fuor di questo caso, i latini usavano di
preporre o frapporre avanti la n il g. Come in prognatus per pronatus (che anche si trova), {+adgnascor per adnascor,}
adgnatus per adnatus ec. (i
quali perciò dimostrano un semplice gnascor), e in gnarus, gnavus, gnavo, gnosco, gnobilis ec. (sicchè forse ignarus ec. non sono per innarus ec. ma più
probabilmente per i-gnarus, i-gnavus ec. cioè per ingnavus, ingnarus ec.). Onde resta fermo quel
ch'io[ho] detto p. 3695. che i latini usavano, come gli Eoli, il g veramente protatico
(perchè anche in pro-gnatus
per pro-natus, in i-gnobilis per in-nobilis
ec. ei viene a esser protatico.). E quest'uso ancora
3756 avrebbe qualche corrispondenza coll'uso spagnuolo di mutare alle volte, se
non erro, anche l'n semplice delle voci latine ec. in
ñ. (22. Ott. 1823.).