8. Dicembre 1820.
[392,1] Oltre il progresso dei lumi esatti; dello studio e
imitazione degli esemplari {tanto nazionali che
antichi;} della regolarità della lingua, dello scrivere e della poesia
ridotti ad arte ec. un'altra gran cagione dell'estinguersi che fece subitamente
l'originalità vera e la facoltà creatrice nella letteratura italiana,
originalità finita con Dante e il Petrarca, cioè subito dopo la nascita di
essa letteratura, può essere l'estinzione della libertà, e il passaggio dalla
forma repubblicana, alla monarchica, la quale costringe lo spirito impedito, e
scacciato o limitato nelle idee e nelle cose, a rivolgersi alle parole. Il
cinquecento fu, si può dir, tutto monarchico in italia e
fuori, quanto al governo. E le lettere italiane risorsero dal sonno del
quattrocento, sotto Cosimo e Lorenzo de' Medici fondatori della monarchia toscana e distruttori di
quella repubblica. E in questo risorgimento (come poi sotto Leon X.) le lettere presero una forma regolare, una
forma tutta diversa da quella del trecento, e (quel che è più) da quella che
sogliono sempre prendere nel loro risorgimento
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nascere. La letteratura italiana non è stata più propriamente originale e
inventiva. L'Alfieri è un'eccezione,
dovuta al suo spirito libero, e contrario a quello del tempo, e alla natura de'
governi sotto cui visse. (8. Dicembre 1820.).