6. Dec. 1823.
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Alla p. 3275.
marg. Anzi molti di questi amano più di aver de' nemici che degli
amici, son più contenti di essere odiati che amati, e si attaccano volentieri
con chicchessia, non per sensibilità, neanche per misantropia, per l'odio
naturale verso gli altri ec., ma perchè il loro stato naturale è lo stato di
guerra, ed amano più di combattere che di stare in pace e posarsi, e più la vita
inquieta che la tranquilla. E ciò semplicissimamente, senza malignità, senza
carattere nè passioni nere e odiose. Infatti essi sono {apertissimi,} sincerissimi, compassionevolissimi, e beneficano più
degli altri, ma le stesse persone che essi compatiscono o beneficano, amerebbero
più
3943 di averle a combattere e di esserne odiati. E
similmente cogli altri uomini i quali hanno più caro di averli contrarii che
affezionati o indifferenti, e però tuttogiorno, senza passione alcuna, o ben
leggera, e sopra menomissime bagattelle gli stuzzicano e provocano ed offendono
o con parole o con fatti, per avere il piacer di combatterli e di stare in
guerra. E come ciascuno s'immagina ordinariamente quello che più desidera, così
essi ordinariamente si compiacciono in pensare che gli altri vogliano loro male,
e in torcere ogni menoma azione e parola altrui verso loro a cattiva intenzione
ed ostile, e pigliano occasione da tutto di entrare in lizza con chicchessia,
anche coi più familiari, intrinseci, compagni ed amici. Torno a dire che tutto
ciò è con grandissima semplicità ed anche nobiltà, o certo non doppiezza e non
viltà, di carattere; senza umor tetro e malinconico (anzi questi tali sono per
l'ordinario allegrissimi o tirano all'allegria) senza carattere atrabilare, nè
quella che si chiama δυσκολία e morositas, carattere
acre ec. {indole e costume puntiglioso,}
{#1. Chi sia accorto, facilmente distingue
e nella speculazione e nella pratica, e in ciascuna persona e caso
particolare, e nel generale, il carattere e costume puntiglioso, e i fatti
puntigliosi, dal carattere ec. ch'io qui descrivo (il quale non è neppur lo
stesso che quello del Burbero benefico di Goldoni) che certo in realtà sono cose molto
diverse e distinte.} anzi tutte queste cose son proprie degli uomini
deboli e sfortunati (e quindi con verità si attribuiscono pariticolarmente a'
vecchi, massime donne), {senza incontentabilità, malumore,
scontentezza,} senza umore soverchiamente collerico ed accensibile. La
forza del corpo {e dell'età} e la prosperità delle
circostanze, dà a questi tali tanta confidenza in se stessi, che non che
cerchino o curino il favor degli altri, sono più soddisfatti di averli
contrarii, e godono di riguardar gli altri piuttosto come nemici che come amici
o indifferenti, ed anche di averli veramente nemici più o meno, secondo la
qualità delle occasioni
3944 e la forza fisica di
questi tali. La loro conversazione e compagnia e convitto, massime a lungo
andare, è veramente molto difficile e dispiacevole, benchè essi sieno incapaci
di tradimento, e servizievoli e benefici e compassionevoli e generosi. Essi
sono, malgrado questo, poco capaci di amare, e poco fatti per essere amici, ma
essi sono altresì più capaci e desiderosi di aver de' nemici, che atti ad
esserlo, perchè son più buoni all'ira che all'ira
che all'odio, a combattere che a odiare, a vendicarsi che a
perseguitare. Anzi costoro son quasi incapaci di odiare, e l'ira eziandio {propriamente presa} in essi è molto blanda e breve,
forse perchè frequentissima. (6. Dec. 1823.).