16. Dec. 1823.
[3988,2] Il v non è che aspirazione ec. Del Digamma eolico v. la Gramm. del Weller, Lips. 1756. p.
65.- È uso della lingua italiana l'omettere o l'aggiungere il v nei nomi, massime aggettivi in ío.
{Così in latino: p. e. v.
Forcell. in Dium. E certo da δῖος dev'essere divus; e v. Forc. in Divus.} Nel dire ío o ivo spessissimo vária
sì la lingua scritta da se stessa (natio - nativo), sì il volgare dalla scritta (stantio, volg. stantivo, e
viceversa in altri casi) e da se stesso, sì l'italiano scritto o parlato o
entrambo dall'altre lingue, sì dalla latina o dall'originaria della rispettiva
parola (joli - giulivo per
giulío, che
3989 anche si
disse anticamente, oggi è perduto affatto) sì da altre (rétif - rétive - restio), e viceversa queste dalla nostra, e tra loro, e in se stesse
ec. (16. Dec. 1823.).
