21. Marzo. 1824.
[4052,1] La ricchezza e varietà e potenza {e fecondità} della lingua italiana non solo s'ha a considerare nella
copia de' suoi vocaboli e modi e nella gran facoltà di formarne, ma eziandio
nella gran moltitudine e varietà di tipi per così dire o coni che ella ha per
poter formare voci e modi di uno stesso genere di significazione. (formati già
moltissimi, e da potersene formar con giudizio, sempre che si voglia e bisogni).
Servano di esempio le tante desinenze frequentative o diminutive o disprezzative
ec. de' verbi, da me annoverate altrove pp. 1116-17
pp. 1240-42
p.
3764. Le tante diminutive de' nomi ec. ec. Nella quale abbondanza di
coni la lingua nostra vince d'assai, non che le lingue sorelle, ma la latina e
la greca, e forse qualunque lingua del mondo antica o moderna. Nè questa
abbondanza produce confusione nè indeterminazione, perchè detti coni sebbene
sommamente moltiplici in ciascun genere, sono però di qualità e di valore ben
determinato ed applicato e appropriato al suo genere di significazione.
(21. Marzo. 1824.).