2. Aprile. 1829. Recanati
[4480,1] Stentato, stentatamente ec.
[4480,2]
Alla p. 4438.
E che altro che una diascheuasi era quella onde o libri interi, o passi e
frammenti d'autori greci, dal dialetto in che erano scritti originalmente,
venivano ridotti al parlar greco comune, e talora anche a qualche altro
dialetto? (Orelli, ib.
t. 2. p. 720. fin.) cosa frequentissima. Così il moderno editore del
libro περὶ τῆς τοῦ παντòς ϕύσεως che porta il nome di Ocello lucano,
Rudolph (Rudolphus), crede quel libro e dorica
dialecto in communem conversum
*
(Orell.
ib. p. 670. fin. p. 671. lin.
9.): {+Vedi alla fine del pensiero
[p.
4481,1].}
{+e in fatti, che che sia
dell'autenticità, certo assai sospetta, di quel libro (Orell.
ib.
Niebuhr
Stor. roman. ec.), la quale il Rudolph si sforza di sostenere contro il Meiners (che la combatte in Geschichte
der Wissenschaften in Griechenland und Rom),
certo è che, mentre il libro si legge ora in lingua comune, se ne trovano
ap. Stob.
{(colla citazione del titolo di esso libro)} alcuni
passi in dialetto dorico. (Libellus περὶ
τοῦ παντòς ϕύσιος etiamnum exstat integer: quanquam non Dorica
dialecto qualis primum scriptus ab Ocello fuerat, ut ex fragmentis a
Stob. servatis
perspicue apparet: sed a Grammatico aliquo ut
facilius a lectoribus intelligeretur, in κoινὴν dialectum
transfusus... Loca ex hoc Ocelli libro ap. Stob.
Eclog. phys. p. 44. 45.
*
(lib. I c. 24., ed.
Canter.). Vide et p.
59.
*
- Fabric.
B. G. t. 1. p. 510. seq.) (2. Aprile.
1829.).} Così nei florilegi di Stobeo, d'Antonio e di Massimo, e in
questi ultimi due specialmente, molti frammenti di diversi autori, sono mutati
dall'ionico, o da altro de' dialetti greci, nel dir comune. (Orell.
ib. p. 729.
4481 num. 6., e t. 1. p. 114. lin. 26., p. 515. lin. 14-16.,
ec.) (2. Aprile. 1829.
Recanati.).