3. Apr. 1829.
[4481,1]
Odio verso i nostri simili.
{Galateo morale. Umanità degli antichi.} - Da che viene quel fenomeno sì incontrastabile, sì universale senza eccezione; che è impossibile essere spettatori di un piacer vivo, provato da altri (non solo uomini, anche animali), {massime non partecipandone,} senza sperimentare un irresistibile senso di pena, di rabbia, di disgusto, di stomaco? - piaceri sì morali, sì fisici. - piaceri venerei, insoffribili a vedere in altri, sì uomini, sì anche animali: insoffribili anche agli animali, sì in quei della propria specie, sì in altri. - Il Casa nel Galateo prescrive che non si mangi o beva in compagnia o presenza altrui con dimostrazione di troppo gran piacere: Cleobulo ap. Laerz., notato da me altrove p. 206, che non si faccia carezze alla moglie in presenza d'altri. {+V. p. seg. [p. 4482,1].} - in fatto di donne generalmente, in fatto di galanteria, la cosa è notissima; insoffribile non solo la vista, ma i discorsi, i vanti, di fortune altrui.
{Perchè sì spiacevole {in natura} la vista del piacer d'altri?}
Il y a toujours dans les succès d'un homme auprès d'une femme quelque chose qui déplaît, même aux meilleurs
4482 amis de cet homme.
Corinne, liv. 10. ch. 6., t. 2. p. 161. 5.me édit. Paris 1812. - Può servire anco al Galateo morale - e al Trattato de' sentimenti umani (3. Apr. 1829.) {{- e al pensiero sulla monofagia [p. 4275,1], {massime in proposito de' servitori ec.}}}
