16. Feb. 1821.
[662,1]
Je crois que son estime
*
(si parla
di una persona amata, ma da cui non si spera nulla, e alla quale non si è
mai dichiarato il proprio amore) doit être le prix de tout ce que je fais de
bien; et je fais encore plus
663 grand cas
d'elle
*
(de son estime) que de tous les sentimens les
plus tendres que je pourrois lui supposer.
*
(Quella che
parla è una donna, e l'amato è un uomo). Mme. Lambert, Lieu cité ci-dessus, p.
234.
[663,1] Messer tale sentendo dire che la vita è una commedia,
disse che oggidì è piuttosto una prova di commedia, ovvero una di quelle
rappresentazioni, che talvolta i collegiali, o simili fanno per loro soli.
Perchè non ci sono più spettatori, tutti recitano, e la virtù e le buone qualità
che si fingono, nessuno le ha, e nessuno le crede negli
altri.
[663,2] Anzi proponeva questo mezzo di fare che il mondo
cessasse finalmente di essere un teatro, e la vita diventasse per la prima
volta, almeno dopo lunghissimo tempo, un'azion vera. S'ella fu mai tale, fu
perchè gli uomini, se non altro la maggior parte, erano veramente buoni, o
tendevano alla virtù. Questo ora è impossibile, e non è
664 più da sperare. Dunque si cercasse il detto fine per un altro
verso, quasi opposto. Si riformassero il Galateo, le leggi, gl'insegnamenti
pubblici e privati, l'educazione de' fanciulli, i libri di Morale, i vocabolari
ec. In maniera che quello che non è più necessario, anzi è disutile e dannoso in
sostanza, non fosse più necessario neanche in apparenza. Così si toglierebbe
agli uomini la necessità di mentir sempre, e inutilmente, perchè non ingannano
più nessuno; l'imbarazzo in cui questa li pone tante volte; la contraddizione
fra l'esteriore, e l'interiore; la falsità ec. si ricondurrebbe la verità nel
mondo; la vita resterebbe nè più nè meno la stessa qual è oggidì, ma {solamente} tolto questo linguaggio e queste maniere di
convenzione, e questo genere aereo ed inutile di bienséances, e di onore, e di
riguardi a un pubblico che pensa ed opera come te, si toglierebbero agli uomini
molti incomodi, e fatiche, e attenzioni, e sollecitudini
665 vane; e la vita sarebbe un fatto e non una rappresentazione:
finalmente si concorderebbero una volta insieme quelle due cose discordi ab
eterno, i detti e i fatti degli uomini.
[665,1] Sperava e prognosticava che il mondo si sarebbe
stancato di tante apparenze divenute inutili da che non servono più ad
ingannare, e da che la commedia non è più spettacolo, e tutti sono attori. Che
avrebbe messo d'accordo la sostanza coll'apparenza, non già cambiando la
sostanza, che Dio {ce} ne scampi, ma lasciandola
intatta, e cambiando l'apparenza, les bienséances,
{il linguaggio ec.} cioè facendo che apparisca e si
dica quello ch'è vero. E notava che il mondo sembra che già inclini a questo, e
non i fatti coi detti, ma i detti si comincino ad accomodare, ad accordare, a
pacificare coi fatti; ed oramai vengano a trattato con questi loro nemici, e
domandino essi le condizioni di pace. E che forse
666
{anche} oggidì l'esteriore coll'interiore, i detti coi
fatti sono più d'accordo che non furono da grantempo. (16. Feb.
1821.).