3. Marzo 1821.
[712,2]
Alla p. 370.
Ma osservate che spessissime volte questa impazienza pregiudica al fine. Perchè
tu, volendo veder l'esito in qualunque
713 modo, per
liberarti dal timore di non ottenere il tuo fine, perdi quello che avresti
conseguito se non avessi temuto, e se quindi ti fossi diportato più quietamente,
con meno confusione ec. insomma avessi sostenuto di aspettare che la cosa
andasse come doveva, e nel tempo conveniente ec. Insomma spessissimo nei negozi
dubbi, ancorchè non di somma importanza, affrettando l'esito, non tanto per
ismania di conseguire, quanto per impazienza di dubitare, perdiamo il nostro
intento: e questo ci accade anche nelle menome e giornaliere e materiali
operazioni della vita. Notate quelle parole non tanto per
ismania ec. nelle quali consiste la novità e proprietà di questo
pensiero, perchè il detto effetto dell'impazienza è comunemente notato, ma si
attribuisce all'impazienza di conseguire. (3.
Marzo 1821.).