17. Marzo 1821.
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Alla p. 745.
Difficilmente si vedrà che una qualunque nazione
{una
qualunque letteratura.} abbia avuto in due diversi tempi
(eccetto se {il tempo e} la nazione è del tutto
rinnuovata, come l'italiana rispetto alla latina) due scrittori eccellenti e
sommi in
802 uno stesso genere. Da che quel genere ne ha
avuto uno perfetto, e riguardato come perpetuo modello, sebbene quel genere
possa avere diverse specie, gl'ingegni grandi e superiori, o sdegnando di non
poter essere se non uguali a quello, e di dovere avere un compagno, o per la
naturale modestia e diffidenza di chi conosce bene e sente la difficoltà delle
imprese, temendo di restare inferiori in un assunto, di cui già è manifesta,
sperimentata, conseguita, la perfezione, e posta negli occhi di tutti e nei
propri loro; si sono sempre rivolti ad altro, e solamente i piccoli ingegni de'
quali è propria la confidenza e temerità sono entrati nell'arringo, spronati
dalle lodi di quell'eccellente, e dalla gola di quella celebrità, quasi fosse
facile a conseguire, e misurando l'impresa non da se stessa e dalla sua
difficoltà, ma dal loro desiderio di riuscirci, e dal premio che era proposto al
buon successo.
{Un'altra ragione, e fortissima è, che quando il genere ha già avuto uno
sommo, il genere non è più nuovo; non vi si può più essere originale, senza
che, è impossibile esser sommo. O se vi si potrebbe pur essere originale,
v'è quella eterna difficoltà, che anche gl'ingegni sommi, vedendo una strada
già fatta, in un modo o in un'[un] altro
s'imbattono in quella; o confondono il genere con quella tale strada, quasi
fosse l'unica a convenirgli, benchè mille ve ne siano da poter fare, e forse
migliori assai.} La stessa Grecia in tanta
copia di scrittori e poeti d'ogni genere,
803 e di buoni
secoli letterati dopo Omero, e, quel
ch'è forse più, in tanta distanza da lui, non ebbe mai più nessun epico, se non
dappoco, come Apollonio Rodio. E lo
stesso Omero (se è vero che
l'Odissea è posteriore all'Iliade, come dice
Longino) non aggiunse niente alla sua fama pubblicando
l'Odissea. Sebbene, chiunque si fosse quest'Omero, io congetturo e credo che
l'Iliade e l'Odissea non sieno di uno stesso
autore, ma questa imitata dallo stile, dalla lingua, dal fare, e dall'Argomento
di quella, con quel languore, e sovente noia che ognuno può vedere. La qual
congettura io rimetto a quei critici che sono profondamente versati nelle
antichità omeriche, e di quei tempi antichissimi, e conoscono intimamente i due
poemi: purchè oltre a questo, siano anche persone di buon gusto e giudizio.
Taccio de' latini e degl'infelici {loro} tentativi di
Epopea dopo Virgilio, così prestante ed
eminente in essa fra loro, come Cic.
nell'eloquenza. Sebbene il Tasso non
si può veramente nel
804 suo genere dire perfetto,
neppur sommo come Omero (che sommo fu
egli, ma non il suo poema, nè egli quivi), contuttociò
l'italia dopo lui non ebbe poema epico degno di
memoria, sebbene molti o piccoli o mediocri ingegni, tentassero la stessa
carriera. Anzi quantunque vi sia tanta differenza fra il genere del poema
dell'Ariosto e quello del Tasso, pure sembrò strano ch'egli si
accingesse a quel travaglio dopo l'Ariosto, e pubblicata la Gerusalemme, i suoi nemici
non mancarono di paragonarla all'Orlando, di posporla, di accusare il Tasso di temerità ec.
{Dopo Molière la
Francia non ha avuto grandi comici, nè
l'Italia dopo Goldoni.} Tutto questo, sebbene apparisca forse
principalmente nella letteratura, tuttavia si può applicare a molti altri rami
del sapere, o di altri pregi umani. Si possono però citare in contrario il Racine dopo il Corneille, e il Voltaire dopo lui, e qualche tragico inglese dopo Shakespeare, ma nessuno però di quella eccellenza e
fama. La quale per cadere nel mio discorso, dev'essere assolutamente prestante,
sorpassante e somma sì nel modello, come nel successore o successori. (17.
Marzo 1821.). {{V. p. 810. capoverso
1.}}


