[158,1] Osservate come non si legga ch'io sappia di nessun
effetto prodotto nelle bestie dal canto. (In verità anticamente si diceva, excantare, ora incantare i
serpenti, e Frigidus in pratis cantando rumpitur anguis
*
dice Virgilio, ma son favole che non hanno
esperienze moderne a favore. D'Arione
si legge che innamorò i delfini col suono. Chateaubriand racconta di quel serpente ammansato dal suono ec. ec.
Del resto i poeti dicevano favolosamente che le bestie si fermassero a udire il
canto di questo o di quello). La ragione è perchè questo è cosa più umana del
suono, e perciò di un effetto più relativo, come anche la differenza dei suoni
cagiona diversi effetti secondo la natura degli organi dove opera. Così nè più
nè meno i diversi odori, i diversi sapori, i diversi colori de' quali l'uno
diletterà principalmente questa persona, e l'altro quest'altra. Il canto {umano} fa effetto grande nell'uomo. Al contrario quello
degli uccelli non molto. Grandissimo però dev'essere il diletto che cagiona
negli uccelli, giacchè si vede che questi cantano per dilet
159 diletto, e che la loro voce non è diretta ad altro fine come
quella degli altri animali. (eccetto le cicale i grilli e altri tali che nel
continuo uso della loro voce non par che possano avere altro fine che il
diletto) Ed io sono persuaso che il canto degli uccelli li diletti non solo come
canto, ma come contenente bellezza, cioè armonia, che noi non possiamo sentire
non avendo la stessa idea della convenienza de' tuoni. (7. Luglio
1820.).
[159,1] Osservate ancora un finissimo magistero della natura.
Gli uccelli ha voluto che fossero per natura loro i cantori della terra, e come
ha posto i fiori per diletto dell'odorato, così gli uccelli per diletto
dell'udito. Ora perchè la loro voce fosse bene intesa, che cosa ha fatto? Gli ha
resi volatili, acciocchè il loro canto venendo dall'alto, si spargesse molto in
largo. Questa combinazione del volo e del canto non è certamente accidentale. E
perciò la voce degli uccelli reca a noi più diletto che quella degli altri
animali (fuorchè l'uomo) perchè era espressamente ordinata al diletto
dell'udito. E credo che ne rechi anche più agli altri animali che sono in uno
stato naturale, e forse perciò più capaci di trovarci o tutta o in parte
quell'armonia che ci trovano gli stessi uccelli, e che noi non ci troviamo,
perchè allontanandoci dalla natura, abbiamo perduto certe idee primitive intorno
alla convenienza, non assolute e necessarie, ma tuttavia dateci forse
arbitrariamente dalla natura. Io credo che i selvaggi trovino il canto degli
uccelli molto più dolce, e mi pare che si potrebbe provar lo stesso degli
antichi, i quali è noto che sentivano maggior diletto di noi nel canto delle
cicale ec. {{delle quali pure e simili si può notare che
cantano sopra gli alberi.}}
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