Uccelli. Canto degli uccelli.
Birds. Bird song.
159,1 1722Uccelli. Perchè piaccia la loro vista.
Birds. Why we like their sight.
1716,2[159,1] Osservate ancora un finissimo magistero della natura.
Gli uccelli ha voluto che fossero per natura loro i cantori della terra, e come
ha posto i fiori per diletto dell'odorato, così gli uccelli per diletto
dell'udito. Ora perchè la loro voce fosse bene intesa, che cosa ha fatto? Gli ha
resi volatili, acciocchè il loro canto venendo dall'alto, si spargesse molto in
largo. Questa combinazione del volo e del canto non è certamente accidentale. E
perciò la voce degli uccelli reca a noi più diletto che quella degli altri
animali (fuorchè l'uomo) perchè era espressamente ordinata al diletto
dell'udito. E credo che ne rechi anche più agli altri animali che sono in uno
stato naturale, e forse perciò più capaci di trovarci o tutta o in parte
quell'armonia che ci trovano gli stessi uccelli, e che noi non ci troviamo,
perchè allontanandoci dalla natura, abbiamo perduto certe idee primitive intorno
alla convenienza, non assolute e necessarie, ma tuttavia dateci forse
arbitrariamente dalla natura. Io credo che i selvaggi trovino il canto degli
uccelli molto più dolce, e mi pare che si potrebbe provar lo stesso degli
antichi, i quali è noto che sentivano maggior diletto di noi nel canto delle
cicale ec. {{delle quali pure e simili si può notare che
cantano sopra gli alberi.}}
[1721,2]
Alla p. 1665.
Gli effetti che la detta persona provava riguardo ai suoni, li provava ancora
riguardo al canto. Egli non era mosso ordinariamente che dalle vocione stentoree
e di gran petto, o talvolta da alcune voci particolari che gli si confacevano
all'orecchio. La stessa distinzione che ho fatto pp. 155-58
pp. 1663-66 tra gli
effetti dell'armonia, e quelli del suono
1722 in quanto
suono, bisogna pur farla in quanto al canto, giacchè la {semplice} voce di chi canta è ben diversa da quella di chi parla. E
la natura ha dato al canto umano (parlo indipendentemente dall'armonia e
modulazione) una maravigliosa forza sull'animo dell'uomo, e maggiore di quella
del suono. (Così l'avrà data al canto degli uccelli 1. sugli uccelli della
stessa specie, poi proporzionatamente sugli altri uccelli, ed altre specie
analoghe, ed anche su di noi. E viceversa il canto umano fa assai meno effetto
sulle bestie che il suono. Tutto ciò è indipendente dall'armonia e convenienza.)
Infatti la più bella melodia non commuove eseguita da una vociaccia, per
ottimamente eseguita che sia; e viceversa ti sentirai tocco straordinariamente
al primo aprir bocca di un cantante di bella voce, soave ec. che eseguisca la
melodia più frivola, la meno espressiva, o la più astrusa ec. e l'eseguisca
anche male, e stuonando. E l'effetto stesso delle voci che si chiaman belle, è
relativo e varia secondo i diversi rapporti delle diverse qualità di voci, cogli
organi
1723 de' diversi ascoltanti. Tutto ciò serva di
prova che il bello è relativo in ogni cosa, non solo astrattamente, ma anche
dopo nata questa tal natura; e che moltissime cose credute e chiamate belle, non
appartengono al bello, ma alla inclinazione generale, o individuale, o speciale,
alla disposizione degli organi ec. al piacere in quanto piacere, arbitrariamente
{o conseguentemente alle altre sue disposizioni}
ordinato dalla natura ec. ec. (17. Sett. 1821.). {{V. p. 1758. principio.}}
[1716,2] Lo svelto non è che vivacità. Ella piace (e il
perchè, v. p. 1684. fine); dunque
anche la sveltezza. Così che il piacere che l'uomo prova ordinariamente alla
vista degli uccelli (esempi di sveltezza e vispezza), massime se li contempla da
vicino, tiene alle più intime inclinazioni
1717 e
qualità della natura umana, cioè l'inclinazione alla vita. (16. Sett.
1821.). {{V. p.
1725.}}
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